Stimato dott. Bellotti,
La ringrazio per lo spazio concessomi e per la cortese attenzione che Lei ed i suoi lettori mi concedono.
A cappello di ogni altra considerazione vorrei porre questa. Quanto da Lei riportato negli articoli non solo è meritevole in quanto pone l’accento sulla problematica dei terreni ma ritengo sia ancor più valido nel suo intento di voler fare chiarezza in un settore che sembra fitto di densi misteri, la chiave dei quali è custodita da pochi eletti.
Nella realtà, se si volesse affrontare l’argomento seriamente e scientificamente bisognerebbe fare un mix tra la scienza chiamata “Meccanica dei terreni”, la fisica Newtoniana, in alcuni casi la chimica elementare, la biomeccanica e la veterinaria (in parte affronto l’argomento nel libro che le suggerivo). Dopodiché si tratta di adattare il mix alla specifica disciplina ed infine di adattare il risultato al luogo ed alle condizioni in cui si opera. Come può notare, già scrivendolo ho rischiato di perdere il filo, si figuri che sforzo mi tocca profondere nel farlo. Non ho paura che qualcuno mi rubi il mestiere, perché ci vogliono anni di esperienza, macchinari adatti, materiali testati e continue ricerche per produrre campi e piste.
Non c’è la ricetta che va bene sempre, ci vuole un progetto ed una realizzazione professionale. Tutto il resto conta ben poco. Come Lei ricordava, le informazioni che ha potuto attingere dai “professionisti” sono poche ed esiste una certa refrattarietà nel darle. Credo che ciò sia dato dal fatto che questi “professionisti” hanno trovato o copiato un metodo e sono convinti di avere in pugno la soluzione. Mi si consenta un esempio. A scuola, ci siamo stati tutti, alcuni sapevano risolvere i problemi matematici, altri copiavano dai primi. Nel nostro caso, quando si costruisce un campo, ci troviamo a risolvere un problema. Alcuni si mettono a far calcoli e prove, altri dicono che loro sanno la soluzione e che è sempre la stessa. Io, pur sentendomi in splendida solitudine, sono umilmente tra i primi e continuo a trovarmi in condizioni diverse. È vero che quello che si desidera ottenere è quel tipo di terreno, ma si parte sempre da situazioni differenti. È come se per andare a Roma mi dicessero che, in ogni caso, siccome abito a Varese, devo andare a sud. E se parto da un altro posto, magari da Palermo?
Ma torniamo a Lei, e a quanto ha pubblicato. Non entro nel merito del Suo primo articolo, solitamente per campi in erba mi avvalgo della collaborazione di agronomi. Al più potrei dare qualche ulteriore spunto, ma ci vorrà un'altra mail. Per il secondo, perdoni se non ricordo perfettamente, ci sarebbe da fare un breve excursus su quanto da Lei indicato come lapillo e come ghiaia. Anche qui serve molto spazio, se vorrà ne possiamo trattare. Quanto ai drenaggi, per ora mi limito a dirle quali aggettivi ad essi associo se mi viene richiesto un parere a proposito dell’uso degli stessi in un terreno per equitazione: inutili, cari e dannosi. Se ben ricordo hai poi parlato di tnt. Qui ha trovato buone informazioni, soprattutto per quanto riguarda i fiocchi. Non vorrei prendermene il merito, sappia solo che quasi tutti i fornitori italiani ed esteri hanno lavorato con la mia impresa, e molto di quanto si sa oggi sul comportamento dei fiocchi in tnt è desunto dai nostri studi. Si figuri che nei primi tempi vendevano il prodotto assicurando che avrebbe reso soffice il terreno…(succede il contrario). Anche sul tnt in rotoli occorrerebbe una piccola trattazione, se ve ne sarà occasione la faremo con piacere. Per finire, il calcolo dei metri cubi mi è sembrato se vuole arzigogolato, ma sostanzialmente corretto. Parto, visto che è molto breve trattarne, da qui.
Per quanto il calcolo sia corretto, i professionisti ragionano in termini di tonnellate, non di metri cubi. Se vuole ci addentreremo anche in questo, ma una cosa da sapere da parte dei suoi lettori, per evitare fregature, è che un camion, due o cinque, non significa proprio niente. Non solo i camion hanno tutti dimensioni differenti e quindi non portano gli stessi metri cubi, bisogna anche vedere quanto sono carichi (in peso), ed anche saputolo, bisognerebbe capire quanto sia umido il materiale che vi vendono. Rischiate di pagare l’acqua e non la sabbia.
Concludendo, come vede, i discorsi da farsi e da ampliare sono parecchi. Il libro che ho scritto ( mi faccia pubblicità almeno per coprire con le vendite le spese di edizione ) sintetizza moltissimo gli argomenti e nonostante ciò è di centotrentacinque pagine. Se ne ha piacere, potremo affrontare questi ed altri argomenti sulla materia, ma ci vorrà un po’ di più di qualche riga.
Nel frattempo Le rinnovo i complimenti per l’ottimo lavoro che sta facendo, e saluto tutti i suoi lettori.
Cordialmente
Enzo Dell'Acqua.
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