POLITICA, ANTIPOLITICA E APOLITICA
Io ho molto piacere quando Stefania Cerino scrive per i lettori di Equifare! So che che l'apprezzano per il suo equilibrio in quello che dice e come lo dice. Oggi ha voluto "seminare" in un campo nuovo e a me ha fatto molto piacere. Sono convinto che spesso tutti noi dovremmo "seminare" in campi a noi meno consueti E poi arrivo io con gli arricchimenti foto...
Spesso, ospitata dall’amico Roberto Bellotti, su questo blog
ho parlato di diverse abilità, di sport paraequestre, di tutto quel mondo che ruota attorno agli
aspetti “sociali ed integrativi” di uno sport bello, particolare e nobile come
l’equitazione. Equitazione che in questo ultimo periodo è preda di grandi
travagli e cambiamenti, anche in vista delle prossime elezioni FISE, da cui
tutti si aspettano – ed auspicano- grandi e definitivi cambiamenti. Lo
scontento è tanto e, come è ormai costume nella comunicazione della nostra
società , dilaga sui social network in dibattiti accesi, provocatori a volte
anche un tantino tautologici, a volte scorretti. Leggere il dibattito su Fb
permette comunque di osservare uno “spaccato” sociologico di quello che ruota
attorno al mondo equestre: una cosa in particolare mi ha colpito, perché
ripetuta più e più volte, e mi ha dato lo spunto per questa riflessione. Si
tratta del desiderio espresso da tanti che lo sport sia “apolitico” e comunque non vi siano
legami di sorta tra sport e politica.
Una breve premessa. Sono convinta del valore “sociale” delle
parole, che va oltre quello semplicemente semantico e simbolico. Usare una
parola vuol dire conoscerne il significato ma anche le implicazioni nel
contesto in cui viene usata e questo non è così scontato.
“Politica” è una parola che etimologicamente viene dal greco
“politikòs”, che ha la stessa radice di “polis”, cioè cittadino. Tutto quello
che è legato alla politica è quindi conseguentemente legato all’uomo, al
“cittadino”, che a sua volta è definibile come “membro di una comunità organizzata”. Ritengo che la Federazione Sport Equestri
possa ritenersi una “comunità organizzata” un gruppo con precise norme e regole
di appartenenza, “status” che ne caratterizzano i membri che ovviamente
perseguono scopi comuni, tramite i loro membri eletti a guidare il gruppo, cioè
Presidente e Consiglieri Federali. Ogni
membro del gruppo ha chiaramente diritto ad esprimere le sue
opinioni,richieste, formulare suggerimenti, critiche, ecc. Fa parte del “ruolo”
di soggetto attivo in quel gruppo, dei diritti e doveri che sono legati alla
“cittadinanza” di appartenenza. In breve un ruolo “politico”.
Apolitica è anch’essa una parola molto utilizzata sui social
network, per chiamarsi fuori e distinguersi dai ruoli “politici” che ormai,
quasi come corollario, vengono automaticamente associati a qualcosa di negativo. L’etimologia aiuta anche in questo caso. A
(alpha privativa) che di fatto nega il significato della parola successiva
“politica”. Apolitico è quindi chi rifiuta lo status di membro di un gruppo,
non ne condivide le scelte, si “emargina” rispetto al gruppo. Questo concetto va però approfondito. E’ un
atteggiamento che si muove secondo la logica che i sociologici chiamano
dell’aut…aut, scelgo una cosa e ne
escludo automaticamente un'altra. Ma
faccio comunque una scelta, esercito quindi il mio diritto di “cittadino”
(quindi “politico”) a schierarmi da una parte o dall’altra. Non sono mai
completamente ed assolutamente fuori dal gioco, che vorrebbe dire negare la soggettività e l’unicità di ciascun
individuo.
Anti politica è invece una parola che ha il suo fulcro nel
prefisso “anti”, che deriva dal latino “ante” che vuol dire “prima” e di
conseguenza anche “contrapposto”, significato oggi è maggiormente usato. Il significato di
“antipolitico” per il Dizionario Garzanti è “atteggiamento di chi è ostile alla
politica, alle sue logiche, ………………..”. Chi fa una scelta “antipolitica” quindi
ritiene che non ci sia una persona in grado di perseguire “il bene comune”….una scelta in un certo senso
“anarchica” poiché non viene riconosciuta
a nessuno la capacità di curare nel modo migliore gli interessi del gruppo di
appartenenza.
E qui torniamo al gruppo di appartenenza, la Federazione
Italiana Sport Equestri. Chi è membro
del gruppo e desidera per esso e tramite
esso di perseguire obiettivi utili per tutti non può allo stesso tempo fare scelte
“antipolitiche” o “apolitiche” : vorrebbe dire essere fuori da quel gruppo e
quindi senza più alcun titolo a conviverne idee, progetti, obiettivi. E , come
già detto, anche la scelta “anti” è comunque una scelta, una manifestazione del
proprio essere “cittadino” e quindi soggetto “politico”.
Certamente lo sport
(direi non solo lo sport, ma il discorso si farebbe troppo lungo!) va
slegato dalle logiche di potere, dalla sovrastrutture che in nome di “false”
scelte “politiche” fanno l’interesse di pochi a discapito di quello di molti:
ma lottare per ottenere questo obiettivo è una scelta politica forte e
determinata. Che venga la “buona politica” nello sport, che venga la
partecipazione collettiva, che vengano dirigenti disposti a
condividere con la
base scelte e proposte, disposti ad
ammettere eventuali errori e ritornare sui propri passi se questi non avessero
portato nelle direzione giusta. Credo che tutti i membri del “gruppo FISE”,
quindi tutti i tesserati, dovrebbero avere in questo frangente la voglia, il
coraggio e la determinazione di fare una scelta “politica” forte, capace di
iniziare i processi di rinnovamento e cambiamento che tutti auspicano.
Nascondersi dietro le “scelte” apolitiche ed antipolitiche sarebbe invece solo
un chiamarsi fuori, auto emarginarsi dal gruppo di appartenenza, rinunciare
alle proprie prerogative di soggetti attivi e determinati.
Un’ultima considerazione/esortazione: parliamo di politica
nello sport, parliamo di “buona” politica, andiamo oltre le parole, le
appartenenze, le polemiche (dal greco “polemizo=combattere) fatte solo per
partito preso : allarghiamo l’orizzonte mettendoci in una posizione disponibile
e dinamica. Altrimenti sarà davvero difficile arrivare a cambiamenti
significativi!
Come Roberto chiedo anche io un parere ad un “esperto” in materia, Aristotile, che
risponde così “l`uomo
non può non essere visto che come zoon
politikon, uomo politico, e zoon
logon echon, uomo dotato di parola: senza questo elemento essenziale non ci sarebbe la comunità
e si vivrebbe in modo gregario e non egualitario o gerarchico.”
Stefania Cerino
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