sabato 19 settembre 2009

2009, riabilitazione equestre, news dalla FISE

IN RIABILITAZIONE EQUESTRE



RIABILITAZIONE EQUESTRE: Convegno “La Riabilitazione Equestre in Neuropsichiatria: percorsi modelli, valutazioni”

Grande successo giovedì 10 settembre 2009 per il Convegno “La Riabilitazione Equestre in Neuropsichiatria: percorsi modelli, valutazioni” svoltosi nell’auditorium della FISE di Roma.I lavori sono stati introdotti dalla Prof.ssa Maria Grandinetti, coordinatrice discipline non olimpiche FISE, moderatrice è stata la Dott. Stefania Cerino, Responsabile Dipartimenti Riabilitazione Equestre ed Equitazione Paralimpica che così ha commentato l’evento: “Questo convegno è stata una vera fucina di idee e di proposte, che il Dipartimento si propone di convogliare e discutere in un gruppo di lavoro allargato ai rappresentanti della varie realtà, per far sì che sia sempre più stretto e proficuo il rapporto della Federazione, tramite i suoi organi regionali, con il territorio e le sue esigenze, sia in termini formati che di attuazione metodologica delle varie forma di Riabilitazione Equestre.”Presenti come relatori il Prof. Frascarelli, la Prof.ssa Valente e la Dott.ssa De Santis dell’Università di Roma La Sapienza, il Dott. Stefano Seripa della ASL ROMAF, il Dott. Gagliardi, Presidente del Comitato FISE Molise, il Dott. Manfredi e la Dott.ssa del Rosso dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bari, il Dott. Pirfo dell’ASL TO2 e la Dott.ssa Bisacco del Centro Internazionale del Cavallo “La Mandria” e la Dott.ssa Dall’Agata del “Progetto Pindaro” di Forlì. Il seminario è nato dalla necessità di confrontare e proporre le possibili metodiche di valutazione di intervento, e le relative esperienze, della Riabilitazione Equestre, in ambito neuropsichiatrico. A questo proposito abbiamo rivolto quattro domande ad altrettanti specialisti del settore provenienti da diverse realtà territoriali.

1. Nell’avvicinamento dei giovani pazienti alla Riabilitazione Equestre cosa ritiene sia di fondamentale importanza?

Risponde il Dott. Francesco Manfredi, ortopedico e fisiatra, dirigente Ospedale Giovanni XXIII di Bari, esperto di Riabilitazione Equestre ed Equitazione Paralimpica

“Nella Riabilitazione Equestre è abilità degli operatori e dell'equipe far sentire il giovane paziente, un bambino. Il bambino per quanto portatore di una disabilità più o meno grave, è sempre un bambino, con le sue meraviglie, le sue aspettative, le sue gioie, i suoi capricci e il suo desiderio di giocare. Ma con una regola imperativa della sua infanzia: "deve fare terapia, perché deve migliorare.
Pertanto è di fondamentale importanza riuscire ad effettuare un trattamento riabilitativo valido, mai sostitutivo, ad integrazione di un più ampio progetto per l'autonomia, ma che abbia sempre le caratteristiche di un gioco, lontano fisicamente e psicologicamente dagli ospedali e dalle strutture sanitarie che quotidianamente è costretto a frequentare.”

2. In che modo la Riabilitazione Equestre si può inserire nel più vasto ambito della riabilitazione psichiatrica nelle aree metropolitane?

Risponde il Dott. Elvezio Pirfo, psichiatra, primario del Dipartimento salute mentale ASL To 2, che con i suoi pazienti partecipa al progetto di ippoterapia dell'Associazione Il Bandolo Onlus che si svolge presso il Centro Internazionale del Cavallo La Mandria di Torino, diretto dal Dott. Girardi.

“I disturbi mentali sono malattie per le quali non esiste più l’incurabilità,anche nelle forme cliniche più gravi. E’ stato anche definitivamente evidenziato il rapporto tra ambiente, condizione socioeconomica e sviluppo di questi disturbi: le cure devono basarsi sulle evidenze scientifiche più moderne in senso tecnico e orientarsi all’analisi e alla gestione di tutti i cosiddetti fattori psicosociali, quegli elementi condizionati dagli stili di vita e dalle regole di convivenza delle comunità di appartenenza del paziente. Questo rapporto malattia-ambiente si esaspera nelle aree metropolitane dove il rischio di marginalizzazione sociale correlato ai disturbi mentali diventa un elevatissimo fattore di rischio. Quindi i percorsi riabilitativi, anche quello equestre, sono strumenti fondamentali per il mantenimento del paziente nei circuiti della normalità per tutelarlo come cittadino malato, in grado di esigere il diritto alle cure e al proprio spazio sociale.”

3. Istituzioni universitarie e riabilitazione equestre: un incontro possibile?

Risponde la Prof.ssa Donatella Valente, Professore Associato di terapie riabilitative presso l'Università di Roma la Sapienza, impegnata anche nel progetto "Al Passo!", progetto di ippoterapia organizzato dall'Università La Sapienza con il C.I. Greenfield.

“Si. Nessun approccio terapeutico può sottrarsi alla verifica dell’efficacia dell’intervento e nessuna tecnica riabilitativa può essere utilizzata se non validata attraverso studi sperimentali ed evidenze scientifiche.


Il più recente modello di approccio riabilitativo non si limita al recupero della funzione deficitaria del paziente in ambiente sanitario, ma prevede un approccio di tipo olistico il cui obiettivo è la miglior qualità di vita del paziente inserito nel contesto sociale.

L’università può contribuire a rendere “scientifici” tutti quegli interventi ancora non riconosciuti scientificamente: è necessario impostare studi sperimentali e pubblicare su riviste indicizzate.”

4. Un servizio territoriale così fortemente impegnato nel settore della Riabilitazione Equestre come quello della ASL Roma F, che tipo di collaborazione chiede alla FISE?

Risponde il Dott. Stefano Seripa

Collaborazione, definizione di un protocollo di intesa finalizzato: l'idea è quella, utilizzando fondi regionali specifici (ad esempio quelli per le fattorie sociali), di attivare una struttura che istituzionalmente eroghi prestazioni di Riabilitazione Equestre nei vari settori di interesse, e, al tempo stesso, fornisca un contesto privilegiato per attività formative, tirocini pratici, studi etologico-veterinari. Funzione della ASL è quella di fornire personale clinico e definire percorsi terapeutici; quello della FISE è di fornire knowledge tecnico specifico, definire le attività formative e di tirocinio in collaborazione con la ASL, gestire e coordinare le attività sportive paralimpiche che si svilupperanno in esito ai percorsi di Riabilitazione Equestre.”

5. Per lei che ha una delle più vaste esperienze in Italia nel campo della Riabilitazione Equestre, quali sono le prospettive a cui va incontro questa attività nell’immediato e quali interventi ritiene necessari perché dalla Riabilitazione Equestre si possano ottenere i massimi risultati?

Risponde il Prof. Massimo Frascarelli, neuropsichiatra infantile e fisiatra, già Preside del Corso di Laurea in Terapia occupazionale dell’Università della Tuscia, membro della Commissione Riabilitazione Equestre della FISE

Ritengo che in Italia sia al momento necessaria una normativa che comprenda e regoli tutte le discipline connesse al trattamento assistenziale e terapeutico con animali ( la bozza presentata dovrebbe essere oggetto di ampia discussione)


Per quanto attiene la terapia con equini ritengo che sia utile prospettare corsi di specializzazione che siano compresi all'interno delle discipline universitarie già presenti piuttosto che inventarne altre. In un mondo accademico sin troppo parcellarizzato in corsi di laurea spesso inutili sarebbe un fallimento.
In particolare per quanto riguarda le discipline terapeutiche e pedagogiche con i cavalli è importante dimostrare che i costi sociali , tenendo anche conto dell'indotto prodotto, non superano di molto i costi delle tecniche riabilitative ed assistenziali degli interventi più tradizionali.

6. Il centro internazionale del cavallo ha un ruolo molto preciso e specifico nell’ambito del progetto di riabilitazione psichiatrica tramite l’ippoterapia attivato a Torino: come e perché ha deciso di impegnarsi tanto in questo settore?

Risponde la Dott.ssa Francesca Bisacco, biologa presso il Centro Internazionale del Cavallo di Druento (to), dove si svolge il progetto riabilitativo con pazienti psichiatrici cronici

Il Centro Internazionale del Cavallo, costituito dalla Regione Piemonte, dall’Università degli Studi di Torino, dalla FISE e dall’UNIRE, ha tra gli scopi elencati nell’Atto Costitutivo “la promozione dell’ippoterapia”.

Una delle prime iniziative assunte dalla Fondazione è stata l’istituzione di un master universitario di primo livello in Riabilitazione Equestre, attivato nel 2008 con la collaborazione della Facoltà di Medicina Veterinaria e della Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie dell’Università di Torino e del Dipartimento di Riabilitazione Equestre della FISE.

Le positiva esperienza del master, che ha consentito la formazione di 27 esperti, arruolati su base nazionale, ha convinto il Consiglio di Amministrazione ad iniziare anche le attività di ricerca ippoterapica. Il progetto è stato ideato e proposto da un illustre psichiatra, recentemente scomparso: il Prof. Giorgio Bisacco, allora direttore scientifico dell’Associazione il Bandolo che assiste i pazienti psichiatrici. L’idea proposta dal Professore e condivisa dal Centro è stata di verificare, da un punto di vista scientifico, il ruolo che l‘ippoterapia può svolgere nel miglioramento della qualità di vita dei pazienti psichiatrici. A tal riguardo esistono diverse segnalazioni che ne testimoniano il ruolo positivo, ma nessuna è supportata da un rigoroso progetto scientifico i cui risultati siano oggettivamente valutabili.

Questo è l’intento della sperimentazione intrapresa: valutare e, se possibile, dimostrare l’utilità dell’ippoterapia in un settore della disabilità particolarmente delicato e bisognoso di nuovi ed efficaci metodi di assistenza.

Il Centro, qualora venga dimostrato l’oggettiva validità dell’ippoterapia nel settore psichiatrico, vuole essere, in collaborazione con la FISE, il promotore di questa pratica attraverso corsi di formazione e di specializzazione.
, psichiatra, Dirigente DSM ASL ROMA F, responsabile della Riabilitazione Equestre per la medesima ASL, coordinatore di un progetto di Ippoterapia relativo alla schizofrenia in fase prodromica.

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