lunedì 11 novembre 2013

2013, Verona Fieracavalli: si parla ancora di Riabilitazione Equestre

La Dr. Stefania Cerino, cara amica e collega, fa il punto della situazione sulla Riabilitazione Equestre: cosa si è già fatto, cosa migliorare e cosa fare affinchè la Riabilitazione Equestre possa diventare una metodologia riabilitativa "convenzionale", al punto tale da essere presa in considerazione dal Sistema Sanitario Nazionale.
La Redazione di Equifare si complimenta con Stefania per la passione che ci trasmette e la sua (ormai nostra) battaglia di diffondere la cultura del cavallo nel mondo dei disabili e attirare l'attenzione del mondo equestre sui disabili: Grazie Stefania!

Da alcuni anni a questa parte Fieracavalli è diventato un appuntamento importante per la Riabilitazione Equestre grazie ai convegni organizzati dal Centro di Referenza Nazionale per gli Interventi Assistiti con gli Animali che fa capo al Ministero della Salute ed all’Istituto Sperimentale Zooprofilattico delle Venezie. 


Il neo-insediato coordinatore scientifico del Centro, Luca Farina, veterinario di grande esperienza internazionale, quest’anno ha puntato i riflettori sugli aspetti clinici della Riabilitazione Equestre (RE).

E’ stata opinione concorde di tutti i relatori che per aspirare ad un inserimento nel LEA (livelli essenziali di assistenza) del SSN, sono necessarie evidenze scientifiche concrete per il momento alquanto scarse.

Ci sono tante persone che lavorano con passione ed abnegazione in questo settore, ma c’è ancora tanta confusione (una per tutte: considerare la RE una sorta di attività “propedeutica” agli sport equestri), livelli di competenze confusi, formazioni disomogenee, ecc.
Il Centro di Referenza Nazionale sta cercando di mettere ordine in questa situazione; già la promulgazione delle Linee Guida in materia di interventi assistiti è stato un passo importante, quanto meno per dare un quadro di riferimento generale.

E’ ormai acclarato che è necessario che una seduta di RE si svolga con un minimo di due operatori in campo, uno – il tecnico equestre – che si fa carico della gestione del cavallo, e l’altro l’operatore sanitario e/o educatore che si occupa del paziente.
Altro punto fermo riaffermato con forza è che gli interventi di tipo clinico, terapeutico, riabilitativo, vanno effettuati esclusiva mente da professionisti dell’area medica e/o paramedica: chi viene da una formazione tecnica equestre, per quanta esperienza e competenze possa avere acquisito nel tempo, non è autorizzato ad effettuare alcun intervento di questo tipo. 

Un cammino quindi che appare ancora abbastanza lungo per arrivare ad avere quel pieno riconoscimento in ambito salute umana che pure la RE meriterebbe, sia per le molte evidenze empiriche positive, sia per gli incoraggianti risultati che i pochi dati raccolti secondo seri parametri scientifici stanno iniziando a dare.

Questo tipo di incontri e confronti sono sicuramente utili sul piano dell’informazione e del confronto, ma ci sentiamo di ribadire che il massimo impegno va posta da tutti nel costruire una casistica scientificamente valida e condivisibile che possa far sì che anche una metodologia riabilitativa “non convenzionale” quale è la RE, possa essere conosciuta e considerata efficace nelle diverse patologie, fisiche e mentali, in cui può essere impiegata.

Stefania Cerino       
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