giovedì 5 dicembre 2013

2013, La Storia Di Elena: Quando Disabilita’ Fa Rima Con Opportunita’

2013, La Storia Di Elena: Quando Disabilita’ Fa Rima Con Opportunita’
Elena è una giovane e bella ragazza, dai grandi occhi sognanti e sorridenti. Ha sogni, progetti, speranze per il suo futuro  come tutti. È nata e vive in Sardegna, una delle terre al mondo con la più alta incidenza di malati di Sclerosi Multipla.  E purtroppo anche Elena si ammala di questa malattia.
La Sclerosi Multipla (SM) è una malattia subdola ed insidiosa; inizia con piccoli segni, “sciocchezze” a cui spesso non si dà peso, poi, improvvisamente le difficoltà più gravi e conclamate, i disturbi motori, dell’equilibrio e poi, altrettanto improvvisamente una “remissione”, si torna a stare meglio, si spera che i tremendi momenti critici non si ripetono, si tira il fiato e si ricomincia a sperare! Ma quando magari ci si cominciava a sentire un po’ più sicuri, tranquilli, ecco che di nuovo la malattia ti azzanna, ti ritrovi di nuovo invalido, disabile, non più padrone della tua vita e dei tuoi movimenti.
La SM è una malattia degenerativa e progressiva, ci sono forme più lievi ed altre più severe, ma è comunque una malattia cronica: è sempre lì, pronta a distruggerti o a darti qualche momento di tregua, ma è lì, fa parte di te, non te ne puoi dimenticare.
E così la vita di Elena cambia. Cambia perché si deve confrontare con questa entità, la SM, che attacca il suo corpo, le crea difficoltà, non le fa vivere in serenità la sua gioventù e la sua bellezza.
Momenti molto difficili, una depressione cupa, la voglia di non vedere nessuno, non fare niente, non uscire di casa…tanto si è malati, invalidi, disabili, a che serve? Elena stava vivendo uno di questi momenti bui, quando qualcuno le ha suggerito che forse, per la sua malattia, oltre alle abituali cure, poteva provare anche l’ippoterapia. 

L’ippoterapia, che è una delle attività riabilitative che vengono praticate nell’ambito della Riabilitazione Equestre, effettivamente porta qualche beneficio ai malati di SM, soprattutto relativamente ad andature ed equilibrio. E così, con tanta forza di volontà e desiderio di star meglio, Elena ci prova. Ha la fortuna di trovare delle istruttrici-terapiste giovani e motivate quanto lei, che fanno questo lavoro con passione, coraggio, umanità, che, come Elena, non si arrendono davanti alle difficoltà, ma preferiscono sfidarle e vedere  chi arriva più avanti.
Il percorso di riabilitazione equestre di Elena è lento ma costante nei risultati: soprattutto, oltre i benefici motori, Elena ha trovato una motivazione importante, ha cominciato a vivere in prima persona quella passione per il cavallo che ti porta a metterlo al centro della tua vita, a farne un puto di riferimento, un compagno costantemente presente nelle tue giornate.
E così pian piano il percorso riabilitativo si trasforma e diventa un percorso sportivo,

 le prime gare a casa, tanta emozione,  un po’ di paura, ma anche grande soddisfazione. Passo dopo passo Elena prosegue, va avanti, decide di confrontarsi, con la malattia, con gli altri, ma soprattutto con sé stessa che fa delle scelte, decide di dedicarsi ad uno sport bello e coinvolgente come l’equitazione, a mettersi ancora una volta in gioco.

Arriva l’anno il cui c’è la possibilità di partecipare al Campionato Italiano di Paradressage. Elena parte, con i suoi compagni di squadra ed i tecnici, parte dalla Sardegna, è complicato organizzare anche il viaggio dei cavalli, dovrà montare un cavallo che troverà sul posto della gara. Una nuova sfida nella sfida: non solo montare in un campionato italiano, ma per di più un cavallo che non hai mai visto, provato il giorno prima, che non conosce. E tutti sanno quanto in questo sport è importante il rapporto di fiducia con il proprio 

cavallo. Prima di entrare in campo la stessa tensione di tutti gli sportivi  prima della gara, quegli attimi in cui ti chiedi”ma perché sono qui?”, poi via, suona la campana ed entra in rettangolo per la sua prova. Elena monta (bene), finisce, saluta ed esce. Il giudice internazionale presente in giuria, scende dalla sua postazione, si va a complimentare per il lavoro fatto, la sensibilità e la leggerezza della mano. E’ medaglia! Ha vinto il campionato, ha vinto la sfida con sé stessa: certo non ha vinto la malattia, ma da oggi in poi saprà metterla al suo posto, che poi, in realtà, è un posto veramente piccolo nel grande mondo di una atleta.


Stefania Cerino        
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