martedì 2 giugno 2015

2015, Freeze, Flight and Fight del cavallo verso l’imboccatura! (By Daniele Gagliardi)

2015, Freeze, Flight and Fight del cavallo verso l’imboccatura! (By Daniele Gagliardi)

Vi ricordate i precedenti articoli di Daniele Gagliardi? Vi accludo i link.




In sostanza, ho chiesto a Daniele di aggiornarci un po’ sul rapporto mano del Cavaliere e Bocca del Cavallo dal punto di vista veterinario ed etologico (comportamento del cavallo). Adesso, Daniele mi ha mandato la terza parte del Suo egregio lavoro: Buona lettura!


MORSO E SALIVAZIONE   parte terza

Sicuramente ci sono cavalli che dimostrano già dai primi approcci di accettare il morso di buon grado e sono il vessillo dei sostenitori della Scuola Classica e poi ci sono quelli che invece iniziano immediatamente ad entrarci in conflitto e diventano il vessillo dei naturalisti più spinti. Credo che in mezzo a questi eserciti ci sia ancora tanto da capire, discutere, approfondire e apprendere per costruire una relazione empatica uomo-cavallo basata su comprensione, sopportazione, rispetto e condivisione, gratificando e valorizzando ancor di più la tanta strada dell’evoluzione percorsa insieme a partire dalla rispettiva comparsa sulla faccia di questa terra. Dobbiamo educarci sempre più all’osservazione e alla corretta interpretazione dei, a volte sottili ma chiarissimi, segnali non vocali di malessere trasmessi che rappresentano l’obiettivo comune da perseguire perché comunque carenti da qualsiasi lato si voglia vedere il problema. Ciò  al fine di fondare le basi un rapporto e di una convivenza pacifica rilassante e gratificante. Non è più sufficiente oggi dire che l’uso degli aiuti se correttamente effettuato va bene, e che il morso se ben usato non produce limiti e lesioni. Bisogna conoscere di più, non solo per usare correttamente e coscienziosamente, ma per ottimizzare il confort reciproco e gratificare gli atti atletici, sportivi ed emozionali rispettosi di queste due parti senzienti e così fortemente empatiche. Rispondere in maniera punitiva, insistere ciecamente nel controllo o ingaggiare prove di forza nei confronti di comportamenti indesiderati, siano essi più o meno fortemente e decisamente manifesti, non porta ad altro che ad un’escalation di ansia e stress che alterano negativamente le capacità di cooperazione, esitando peraltro in situazioni inattese e spesso pericolose sia per il cavaliere che per il cavallo. In questi casi, secondo la scala dei nostri valori, di norma categorizziamo con superficialità questi comportamenti come scorretti ed inappropriati, ma in verità ai nostri cavalli non piace poi più di tanto competere o relazionarsi troppo da vicino con noi, per loro natura non sono scontrosi e di cattivo umore, particolarmente frizzanti o pigri, irascibili o insensibili, ma cercano solo di comunicarci ciò che provano nel loro linguaggio ovvero sentimenti che altro non sono se non il risultato della miscela paura-dolore dalla quale difficilmente o differentemente riescono a sfuggire. I cavalli sono naturalmente pacifici, cortesi, giocherelloni e curiosi, maestosi nel loro relazionarsi, in cerca di un leader in cui credere e di cui fidarsi e di fatto in armonia con la natura. Abbiamo già avuto modo di dire che dimostrano il loro malessere in maniera variamente modulata che essenzialmente comunicano tramite due differenti comportamenti:



1.      1 - Distacco (Freeze)– diventano emozionalmente  insensibili all’ambiente che li circonda rifiutando qualsiasi tipo di interazione. Sembrano accettare passivamente qualsiasi cosa annullando la loro personalità e loro caratteristiche individuali, apparendo barricati in una sfera emozionale dove niente sembra possa interessarli o danneggiarli. Anche in paddock dimostrano distacco dagli altri consimili evitando confronti gerarchici e sociali e si mostrano insensibili e restii nei confronti dell’uomo. Ciò frequentemente può essere causato da un singolo evento traumatico quale una punizione eccessiva e dolorosa, un abuso comportamentale oppure in seguito ad eventi spiacevoli ripetuti e perduranti nel tempo. Da un punto di vista emozionale la memoria legata al dolore è di lunga durata per cui ogni qualvolta venga riportata di attualità questi soggetti rispondono con malessere e stress inadeguati ed esagerati generando così uno stato di ansia che per effetto sostitutivo si traduce in “congelamento emozionale”,  base dell’insorgenza di molti comportamenti stereotipati quali il ticchio d’appoggio, il ballo dell’orso, scuotimento della testa e delle labbra. Spesso si distaccano con difficoltà dall’ambiente che condividono con i simili o si rendono difficili da incavezzare una volta al paddock in quanto associano ed anticipano emozionalmente il disconfort che potrebbe attenderli in condizioni di cattività condizionata. 
2      2 - Fuga e Combattimento (Flight and Fight)- E’ questa la risposta tipica all’anticipazione di un problema che ingeneri opposizione e neofobia o alla sensazione dolorifica (memoria associativa) 



      e spesso avviene senza che sembrino esserci ragioni apparenti. Non si sa mai quando e con che intensità questa reazione possa essere esternata. Di norma il cavallo inizia con l’essere ipersensibile, diffidente, ansioso, eccitabile, imprevedibile, nervoso, iper-reattivo, pauroso, timido, ombroso, teso, sudato e inaffidabile reagendo inappropriatamente a stimoli anche insignificanti sia fuggendo che aggredendo in modo anche molto variabile. Confusione reiterata ed ostinazione di grado lieve costituiscono una risposta di sfida come ad esempio quando un cavallo diventa riluttante ad un dato posto, tipo uscire dal paddock, entrare nella zona insellaggio, in campo o in gara, oppure molto più semplicemente tirare verso l’erba quando vengono condotti alla corda da un posto ad un altro o quando si rifiutano di avanzare improvvisamente. Anche quando si muovono in tondo o lungo i lati del paddock compulsivamente, si dimostrano ipercinetici, fanno passi laterali, masticano a vuoto o nervosamente, giocano con il morso e portano la lingua al di sopra, bloccano il morso con i denti, digrignano i denti, sbattono le labbra, ritraggono le labbra e mostrano i denti,, aprono la bocca, iperestendendo il collo, cercando di potare la testa in alto fino a”ribaltare” l’incollatura. Se tutto ciò viene ignorato o punito duramente il comportamento può progredire drasticamente verso comportamenti sempre più violenti e pericolosi per entrambi.I soggetti che mostrano risposte di “flight and fight” sempre più determinate finiscono per diventare sempre più difficili da rallentare o fermare durante il lavoro, assumono atteggiamenti di sfida, diventano ipercinetici, indietreggiano improvvisamente, cercano di evitare briglie e morsi, fuggono o si precipitano contro i salti. Il loro atteggiamento si fa sempre più aggressivo, polemico, ostativo, superbioso, scontroso, burbero, pieno di risentimento, controverso e rabbioso che spesso esita in “alt” e spaventi improvvisi ed ingiustificati, calci, morsi, impennate e sottrarsi 
      

     masticando o scavalcando il morso con la lingua tanto spesso quanto più gli sia possibile. E’ questa la via nella quale cavallo e cavaliere si pongono in periocolo reale di procurarsi danni conseguenti ad incidenti spesso anche gravi ed irreparabili semplicemente perché ci si arrocca strenuamente sulle proprie posizioni comportamentali senza fermarsi a cercare un metodo di comunicazione appropriato ed efficace. Ogni qualvolta il cavallo è in difficoltà risponde con i soli mezzi che conosce allo scopo di preservare il suo spirito innato di conservazione e cioè ricorrendo alla fuga, al confronto competitivo o alla disconnessione da ciò che lo circonda.

Daniele Gagliardi        
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