martedì 14 aprile 2015

2015, Anche negli Sport Ippici, agiscono Cloto, Lachesi ed Atropo. Ma non per questo finisce la Vita ed uno Sport!

2015, Anche negli Sport Ippici, agiscono Cloto, Lachesi ed Atropo. Ma non per questo finisce la Vita ed uno Sport!

Un mese fa, mi trovavo a passare per una strada che faccio tutti i giorni. Ad un certo punto, vedo un gruppo di persone intorno ad un motorino che si trovava per terra. Il conducente era stato soccorso, l’ambulanza era appena giunta ed il conducente era stato portato in Ospedale.
Dopo qualche giorno, su quella strada non c’erano più tracce di niente. Mi sono ricordato di qualche incrocio stradale che, dopo qualche brutto incidente, il Comune o gli adetti al traffico, ha o hanno apportato modifiche per la sicurezza stradale. Qualche volta. mi sono posto la domanda “se tanta gente è passata di là senza che succedesse niente, perché questa volta è stato diverso?”
Non essendo stato presente all’incidente, non mi sento di poter, comunque a mio parere, esprimere giudizi su quello che si poteva evitare o fare prima, o di eventuali responsabilità del conducente o di chicchessia. Mi sembrava di innescare il gioco del “è nato prima l’uovo o la gallina?”
Dopo un mese, ripassando da quella strada, nel mentre che riflettevo sulla probabile casualità e causalità di incidenti che succedono tutti i giorni, incontro un mio vecchio amico che mi fa: “Sai, tanta gente cade dal motorino, c’è chi si fa male sul serio e chi no, chi con gravi conseguenze e chi con poco o nulla. Guarda a me, sono scivolato in casa e mi sono rotto una spalla, più banale di così?
E nel mentre che parlavamo di Capita, Casualità e Causalità, ci siamo trovati a parlare di
Cloto (Trama), Lachesi (Destino) e delle cesoia di Atropo (Inevitabile), figlie di Giove.

Il mistero della Vita, gli antichi Greci e Romani l’hanno spiegato così: Cloto tesseva la trama della storia di una persona, quando a Lachesi veniva chiesto che la stessa dovesse  cambiare il campo di azione e dovesse andare su praterie più fantasiose ed estese, spegneva la sua candela. Allora, e solo allora, Atropo tagliava la trama con le sue Cesoia. Così come i parenti dell’anima ormai celeste non sapevano darsi una spiegazione, nemmeno le tre figlie di Giove sapevano darla.

E nel mentre ancora ne parlavamo, giunse una nostra amica Indonesiana, che, resasi conto di quello che stavamo dicendo, ci biasimò di parlare di quello che era successo a proposito di qualche incidente non proprio bello a raccontare. Disse “più parlate di colui che non c’è più, più la sua anima rimarrà attaccata alla terra e soffrirà perché non riesce a raggiungere il Cielo o quello che voi chiamate Paradiso. Ma il Paradiso non è il posto dove tutti sono felici di andare? Allora, liberate l’anima di chi non c’è più e siate contenti che raggiunga la sua ultima meta, magari al galoppo, perché lì sarà più felice.”

      
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