giovedì 18 giugno 2009

2009, Global Champions Tour, Cannes, 2° manche, Ho Visto In TV

Grazie TV, sempre sia lodata, sono riuscito a vedere la 2° manche del Global Champions Tour di Cannes. Vi devo descrivere Cannes? Non posso, non la conosco. Vi devo descrivere il posto, più che devo voglio, perché è una cornice abbastanza inusuale a questi livelli: scommetto che è stato fatto in Piazza (… qualcuno ci copia … Napoli … piazza del …). Steccato tutto ricoperto di striscioni pubblicitari con pubblico a ridosso, tribune sotto tante tensostrutture a punta acuminata (sia mai dovesse venire a piovere), non tanto alte, sapete com’è, gli inquilini dei palazzi dietro potevano reclamare. Ho il dubbio che la piazza fosse anche parcheggio, sapete com’è, c’erano 2 macchine in un angolo del campo, forse qualcuno non aveva fatto in tempo a spostarle per il concorso … E se fossero state componenti del montepremi? Prevedendo di non finire in tempo per la luce, riflettori da far invidia ad uno stadio di calcio. E com’erano alti! Certamente non poteva mancare il megaschermo, non particolarmente indicate per cavalle vanitose: apparivano spettinate. La sabbia, secondo me, non era la solita sabbia decantata francese, aveva un colore capisci a me! Mi sorge un dubbio: ma i francesi si stanno italianizzando? I binomi partecipanti sono quelli che non vediamo più alle FEI Nations Cup, per intenderci Meredith (devo ancora dire il cognome?) con Shutterfly ed Albert Zoer con Okidoki, tanto per dirne due. Degli italiani, hanno fatto vedere solo una “certa” Jonella Ligresti su un “certo” Quintero 4: non male però, è anche andata meglio di tanti cavalieri più rinomati. La voglia di rivalsa tra le bionde, Meredith e Jessica, non è sufficiente per portarle a podio. A proposito di podio, prima che vi descrivo la gara, sapete come si fa la premiazione Global Champions Tour? Sembra di essere in formula 1, arrivi a cavallo, scendi e sali sul palco. Da qui sali sul podio. Non indossi il cap, ma il berrettino con la visiera, dello sponsor del concorso. Se al cavallo danno la coccarda, ai premiati danno il fascione tipo Miss Italia, appuntato in basso da un coccardone. E per finire? Champagne con doccia compresa per la bagarre, proprio come in Formula Uno. FEI (Federation Equestre International) come FIA (Federation International Auto) ? Speriamo, ma non troppo, c’è aria di crisi in entrambi i settori. Andiamo al percorso: poiché il Global è un campionato tra Campioni, gli ostacoli sono leggermente alti, ma non troppo, solo 160 (centosessanta) cm! Tra poco gli ostacoli saranno così alti che i cavalli ci passeranno da sotto. Percorso abbastanza classico, per fare la differenza sul tempo, lo Chef de Piste ha disegnato delle curve “a ‘recchia ‘n terr”, traduzione: “ad orecchio per terra”. Più che curve, sembravano dei dietro-front ad un tempo di galoppo, proprio dopo la ricezione da un salto. La differenza tra i binomi, l’ha fatta la stanchezza: falle tu due manches da 160 cm! Sindacato? Non c’è mai quando serve. Mi pare che qualche articolo fa invocai la classe maschile a non essere troppo “cavaliere”, questa volta qualcuno ha risposto, la Prime Dame, non Carla Bruni, ma in classifica del Gran Premio, è arrivata sesta ed è stata Miss Altezza, pardon, all’anagrafe Penelope Leveprost, già fattasi notare anche a Roma. Solo ottava Meredith, ma già sta meditando vendetta (errore all’ultimo ostacolo). Quinto Albert Zoer, quando lo senti questo binomio meno del quinto posto? Sempre più costante nei risultati Denis Lynch, ma non va troppo lontano, quarto, ma come è uscito sudato dal campo, con le “scolle” (panni bagnati) in fronte! Terzo Ben Maher, l’erede della scuola inglese e che sta tenendo a bada la stirpe Whitaker. Secondo, toh!, un cavaliere nuovo, tedesco per giunta: Daniel Deusser, ah, ma monta Aboyeur, cavallo fenomeno, prima montato da Heinrich-Hermann Engemann. Quel cavallo aveva una faccia conosciuta: la parola barriere non fa parte del suo vocabolario, nemmeno a 160 cm! Come si fa a vincere un Gran Premio 160 cm? Ah! Se lo sapessi. Vi posso dire solo come ha fatto a vincere il primo classificato: innanzi tutto deve avere un cavallo ideale, Ideal mi pare un buon nome. La parola barriere, con qualunque distanza il cavaliere metta, anche a 160 cm, assolutamente non deve far parte del vocabolario del cavallo. Se poi sei pure il beniamino di casa ben venga, magari la moglie, per vederlo e sapere quando calare la pasta, stava affacciata ad uno di quei balconi che sporgevano sul campo. Ho ammirato di questo cavaliere la capacità di rimanere in sella in qualunque situazione anomala verificatasi. Il rapporto mano-gamba e mano bocca del cavallo con Pelham francese, la dice lunga su quanta pazienza i cavalli sono capaci di avere. Tanto avete capito che non è Michel Robert, diciamo che i due saranno pure amici, ma quando parlano di assetto, sguardo panoramico, equilibrio … o i due litigano o l’altro si gira dall’altra parte. Non è che monti male, per esempio non si capisce se monta seduto o sollevato, un po’ a come gli viene, ha una tecnica del movimento della gamba durante le parabole dei salti, difficile da imitare: mentre il cavallo va su in parabola, le gambe cominciano ad arretrare. Mentre il cavallo raggiunge l’apice della parabola, le gambe praticamente stanno sulla groppa del cavallo. Quello che ha dell’incredibile, adesso sono serio, è che quelle gambe stanno dritte sulla verticale, in tempo in tempo, nell’attimo della ricezione: Magia? O tecnica? Requisito fondamentale che deve avere il vincitore di Gran Premio, è la capacità di gufare, cosa che non ebbe McLain Ward a Las Vegas mentre osservava Meredith vincere. Il vincitore di Cannes ha gufato talmente tanto Ludo Philipparts, che gli ha fatto fare in un giro solo tante penalità che Ludo non si ricordava nemmeno da quanto tempo. Io contro questo gufo non ci gareggio, ve lo dico da adesso poi non dite. Come si chiama il vincitore? Roger Yves Bost, detto Bost … ik per come si tiene in sella! (A proposito di Gufo: sto scherzando!)

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