2014, È Istruttore Pony: Basta La Parola? Non Sempre. Fabiola Di Capua nel ricordo di Bruno Delgado
Il rito dei regali che precede ogni Natale quella mattina era stato consumato più velocemente del solito. A casa, acceso il televisore, apprendo dal TGR Campania la notizia di una donna deceduta per un palo dell’elettricità abbattutosi su di lei mentre transitava con il suo motorino sul lungomare più bello del mondo. Non faccio in tempo ad esclamare un “che sfortuna!” che tra lo stupore e l’incredulità apprendo il nome:
Il rito dei regali che precede ogni Natale quella mattina era stato consumato più velocemente del solito. A casa, acceso il televisore, apprendo dal TGR Campania la notizia di una donna deceduta per un palo dell’elettricità abbattutosi su di lei mentre transitava con il suo motorino sul lungomare più bello del mondo. Non faccio in tempo ad esclamare un “che sfortuna!” che tra lo stupore e l’incredulità apprendo il nome:
Fabiola Di Capua. Sarà un caso di omonimia voglio subito sperare, non può essere lei ,
che ci faceva l’istruttrice del Pony Club della SNE a quell’ora in Via
Caracciolo? me lo chiedo quasi per allontanare lei da quella tragedia.
Cerco il telefonino, chiamo per
conferma Maurizio l’istruttore che lavora nella medesima Scuola di equitazione che in un pianto dirotto ha soltanto la forza di
esclamare un “si” .
Resto per alcuni minuti
in silenzio, mentre nella mente passano velocemente le immagini di appena poche settimane prima
quando dopo una serie di mancati appuntamenti Fabiola si era decisa a rilasciarmi
una intervista per un programma televisivo a puntate che stavo realizzando sul mondo dei
cavalli.
Non trascorre ancora molto tempo
e squilla il mio telefonino. E’ la redazione cronaca del quotidiano con cui
collaboro che, conosciuta la professione
della donna deceduta, mi chiede se ho qualche foto da fornire a supporto
all’articolo della tragedia per l’edizione del giorno successivo. Invio un fermo immagine dall’intervista
realizzata restando per alcuni attimi a
fissare quella foto poi ripresa da tutti gli altri organi di stampa.
Fabiola , istruttrice pony, era
di una timidezza quasi esasperante, non amava apparire e pur conoscendomi da
anni benché certa di non essere messa in
difficoltà dalle mie domande mi
costrinse ad un vero blitz al termine di una lezione per poter inserire quella
video-intervista in una puntata del programma.
Amava i bambini e da loro era
amata in maniera incredibile. Non l’ho mai udita durante le quotidiane lezioni alzare in
maniera eccessiva il tono della voce né tanto meno rivolgersi a qualcuno dei
suoi allievi in modo brusco.
La consideravo l’istruttrice perfetta per una Scuola
pony e questa convinzione mi aveva spinto a sceglierla per l’intervista televisiva
affinché con la dolcezza che traspariva dal suo volto e la sua voce
tranquillizzante invogliasse alcuni di quei genitori, attenti utenti del
programma, perlomeno a visitare un pony club.
Fabiola amava molto quel lavoro
convinta che il ruolo dell’istruttore pony non fosse soltanto quello di preparare con amore e nel
miglior modo possibile gli allievi, ma di assolvere in alcuni casi, se
richiesta, anche al ruolo di seconda madre, raccogliendo segreti o piccoli
quotidiani sfoghi degli adorati allievi.
Un modo d’interpretare la professione d’istruttore di un Pony Club
perfettamente in sintonia con quelli che
dovrebbero essere i canoni di comportamento praticati da chiunque abbia l’onore
e l’onere di far appassionare e progredire in questa disciplina sportiva i
giovanissimi.
Un modus operandi che purtroppo
non risulta univoco avendo ogni istruttore carattere e personalità diversi da
spingere alcuni a svolgere il proprio compito improntandolo alla severità e al
rigore e altri ad usare una maggior dolcezza e disponibilità. Non rare le
lamentele di genitori per espressioni “da caserma” usate dall’istruttore di
turno durante la lezione o per il suo continuo urlare a squarciagola
spaventando più che aiutando in quel caso l’allievo alle prime riprese.
Scambiare la preparazione
sportiva di giovanissimi con quella di soldatini da mandare in battaglia ha spesso sortito l’effetto-abbandono che se
da un lato può aver gonfiato il petto dell’istruttore per aver mantenuto il suo
credo non ha mai reso felice alcun proprietario
di Pony Club. Non ben vista nemmeno l’immagine dell’Istruttore che “assilla” il
genitore per l’acquisto del pony producendo in alcuni casi soltanto degli addii.
Così come l’istruttore che va oltre
quelli che sono i suoi compiti trasformandosi da semplice consigliere a commerciante
nell’acquisto del pony.
Comportamenti che certamente non
apportano benefici a questo sport proprio in considerazione dell’importanza che
riveste quel ruolo nella delicata fase di avviamento. Un compito da assolvere
con grande passione e professionalità ma svolto sempre più da maestro
elementare e meno da professore di
liceo.
BRUNO DELGADO
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