2014, Parkinson e Riabilitazione Equestre (by Stefania Cerino)
Alberto (nome di fantasia) è un tranquillo signore ormai prossimo alla pensione, che spera di godersi occupandosi dei nipotini, quando una “strana” serie di disturbi lo spinge ad un approfondito check up medico. Dopo vari esami, la risposta non è proprio positiva: Alberto ha la Malattia di Parkinson (MP), sebbene in fase iniziale.
Alberto (nome di fantasia) è un tranquillo signore ormai prossimo alla pensione, che spera di godersi occupandosi dei nipotini, quando una “strana” serie di disturbi lo spinge ad un approfondito check up medico. Dopo vari esami, la risposta non è proprio positiva: Alberto ha la Malattia di Parkinson (MP), sebbene in fase iniziale.
Il MP è una delle più diffuse
Alberto però non vuole darsi per vinto senza combattere ed
inizia una riabilitazione motoria precoce, proprio per arginare il decorso
invalidante della malattia. Si affida ad uno dei migliori centri di
Riabilitazione Neuromotoria accreditati dal SSN Italiano e viene preso in
carico dall’equipe di lavoro, formata da un neurologo, n fisioterapista ed u
neuropsicologo.
Ma….ma il neurologo è un appassionato di equitazione,
conosce l’ippoterapia e da tempo gli frulla in mente la possibilità di
“sperimentare” questa metodica riabilitativa “non convenzionale” su i suoi
pazienti.
Ad Alberto viene proposto di partecipare al progetto
sperimentale; all’inizio è un po’ titubante. Non ha nessuna familiarità con i
cavalli, teme che possa essere pericoloso….però l’idea di lasciare almeno un
giorno alla settimana la palestra della fisioterapia ed andarsene all’aria
aperta, non gli dispiace! E così inizia la sua avventura.
Le prime volte con
grande impaccio, un po’ di preoccupazione e qualche difficoltà nel montare e
smontare da cavallo con l’aiuto della scaletta. L’ora di “terapia” passa
presto, gli esercizi da fare a cavallo sono sì faticosi, ma non impossibili,
intorno a lui ci sono i terapisti che lo seguono normalmente in palestra ed i
terapisti della Riabilitazione Equestre: un gruppo simpatico ed affiatato, dove
tutti sono pronti a mettersi in gioco e dove lui non è più solo un “paziente”,
ma una persona che si sta prendendo cura di sé stesso attraverso un nuovo
amico, il cavallo. E così man mano che le sedute vanno avanti, si rafforza
anche il rapporto con il cavallo, arrivano gli zuccherini, le carote, le carezze, la
gratitudine verso l’animale che con pazienza ed umiltà ha prestato il suo
“aiuto” .
Alla fine del progetto i dati clinici sono incoraggianti, i
test mostrano incontrovertibilmente dei miglioramenti, l’ipotesi di partenza è sostenibile: la Re
può fare qualcosa anche per i malati di Parkinson.
Il giorno più triste è quando il progetto termina: saluti,
un brindisi finale, una carezza ai cavalli e poi ognuno ritorna alla sua
routine, alla sua vita di tutti i giorni, alla fisioterapia in palestra.
E’ passato poco più di un mese dalla fine del progetto,
quando una mattina gli operatori del Centro Ippico vedono arrivare Alberto
accompagnato dalla moglie e dai nipotini. Gli ha raccontato la sua esperienza a cavallo,
e loro hanno chiesto di poter provare. I bambini sono eccitati, corrono a
destra e sinistra , Alberto li guarda con soddisfazione ed orgoglio. Ora
toccherà a loro, sarà una bella esperienza. E mentre i nipotini si avviano in
campo ognuno accanto ad un pony, Alberto entra nella scuderia dove c’è il box
del “suo” cavallo, quello con cui ha
preso parte al programma di RE. Il cavallo si affaccia e si avvicina, curioso e
affettuoso come tutti i cavalli. Alberto lo accarezza piano sul muso, tira
fuori una mela dalla tasca, l’ha portata proprio per lui, e l’uomo ed il
cavallo si guardano in silenzio, con muta riconoscenza e tranquillo affetto.
Anche questo è un risultato dell’ippoterapia!
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