Beh, forse ho un po’ esagerato! Non essendo in possesso
della fatidica “sfera” di cristallo, fare previsioni magari è un po’ azzardato.
Ma qualche considerazione, sull’anno che sta finendo e quello che a breve
inizierà, ecco questo potrebbe andare.
L’anno “equestre” paralimpico brilla dell’oro conquistato ai
WEG da Sara Morganti. L’atleta toscana ha
meritatamente completato con questa
medaglia un percorso di lavoro, impegno, sacrifici personali e (tanta) passione
iniziato da diversi anni. Dietro ogni medaglia c’è fatica, sofferenza, impegno;
dietro le medaglie paralimpiche ce n’è, se possibile, ancora di più. Ma anche
queste medaglie, come tutte, hanno un “rovescio” : in questo caso si tratta
dell’enorme divario che c’è tra il top level del paradressage e la base,
praticamente inesistente.
Vanno deserti i campionati regionali, la Coppa delle
Regioni vede solo due regioni presente (di cui una con una squadra mista, cioè
due su tre rappresentanti appartenenti a regioni diverse) per non parlare dei
Campionati Italiani assoluti, che per il secondo anno consecutivo si
caratterizzano per la presenza di un numero di atleti che a stento raggiunge i
10. Certo i numeri paraequestri non sono enormi in nessuna nazione, ma qui in
Italia è come se fosse in atto un lento declino per cui, tranne gli atleti di
vertice, si pensa che alla fine non vale la pena, i costi sono troppo alti, i
viaggi lunghi…
Ecco è come se fosse venuta meno la passione, quella passione che
per la Morganti è sfociata in un oro mondiale e per gli altri si è pian piano
assopita senza che nessuno facesse veramente nulla di concreto per mantenerla
viva. Cosa prevedere per il 2015? Cosa auspicare? Un aumento certo di incentivi
ed aiuti per la base, programmi che facciano conoscere meglio il settore
paraequestre, che non trascurino il settore attacchi paralimpici, tenuto ormai
in piedi da un solo driver (lui sì pieno di passione!!), che si sviluppi, come
sta avvenendo negli USA il Para-reining,
che i progetti con le scuole
coinvolgano gli alunni con disabilità, che insomma qualcuno abbia ancora voglia
di crederci e di provarci!
E poi, poi c’è la Riabilitazione Equestre, presente in FISE
fin dal 2003: un settore particolare, certamente non “agonistico”, ma che ha
comunque un discreto numero di tesserati, di tecnici ed in cui si lavora su
tanti tipi di disabilità, fisiche e psichiche, sul disagio e l’integrazione
sociale. Da anni aleggia una richiesta di
diminuire i costi delle patenti per
la Riabilitazioni, che, se pur non aumentati come in altri settori, restano
però – a paragone con quelli di altri enti – alquanto elevati (30 €). Bisogna
pensare che spesso questi tesseramenti sono fatti per pochi mesi, per attività
riabilitative legate ad un progetto finanziato da associazioni di pazienti e/o
familiari, comunque rientranti nell’ambito del terzo settore; che spesso i
Tecnici che ci lavorano pur di non interrompere un programma o pur di farlo
continuare, nell’interesse degli utenti, rinunciano quasi completamente ai loro
compensi ( a fronte di una professionalità che è costata magari anni di studi,
approfondimenti, aggiornamenti, tirocini gratuiti), che spesso i Centri Ippici
che ospitano sezioni di RE mettono gratuitamente a disposizione strutture,
cavalli, groom, materiale di selleria; che come sempre le famiglie si fanno
carico di accompagnare i ragazzi alle sessioni riabilitative, di acquistare
gli indumenti idoneii… certo la
Federazione Sport Equestri non fa parte del terzo settore, ma un po’ più di “sensibilità” in quest’ambito sarebbe
apprezzato.
E quindi anche qui cosa prevedere/auspicare? La possibilità che la RE non resti una
piccola nicchia dove guardare i progressi delle persone con disabilità e
stupirsene, che le tematiche di fondo siano divulgate, approfondite, che non si
guardi solo al possibile sbocco “sportivo”, ma soprattutto a quello dello
studio e della ricerca, che si facciano conoscere i programmi innovativi, che
si crei una “rete” di collaborazione tra tutti gli addetti, che si promuovano e
sostengano operazioni di crow funding, che (magari) si abbassino un po’ i costi
delle patenti.
Sarà un 2015 impegnativo in tutti i campi per l’Italia. Sarà
impegnativo anche per gli sport equestri e paraequestri che si trovano davanti
a un bivio, dove forse una sola è la strada obbligata, dove forse il
cambiamento che è da tempo richiesto da più parti va messo in opera senza
indugio. Come dice
l’International Classification of functioning, disability
and health “la disabilità è una condizione di salute in un ambiente
sfavorevole”: ecco credo che l’impegno di tutti per il 2015 possa essere
questo. Che l’ambiente equestre sia il meno “sfavorevole “ possibile per dare,
a chi ne ha la voglia e la passione, la possibilità di mettersi davvero in
gioco e raggiungere quei traguardi che ora magari appaiono solo sogni.
Buon Natale e buon 2015 a tutti!
Stefania Cerino
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