giovedì 22 gennaio 2015

2015, Lo Stato dell'Arte dell'Equitazione Paralimpica. (By Stefania Cerino)

Prima di lasciarvi leggere l'articolo di Stefania Cerino, che è stato anche frutto di nostra chiacchierata per telefono, mi chiedo e vi chiedo: Se un Contadino coltivasse solo quella parte del suo orto migliore, il resto dell'orto che fine farà? Quando avrà colto i frutti migliori, ma solo quelli, riuscirà a sfamarsi per il resto dei giorni dell'anno? Traduco: Se dietro i Campioni, non c'è la base, come fanno ad uscire fuori i futuri talenti? Una domanda ovvia: Quante future Sara Morganti ci saranno in Italia se il Paradressage , a mio parere, continuerà ad essere trascurato? Si è sempre detto che i Campioni di Domani sono i Giovani di oggi, quante gare riesce a fare oggi un / una futuro/a Sara Morganti?
E domando: "Cara Signora FISE,  ci fai conoscere, secondo te, lo Stato dell'Arte delle Discipline Paralimpiche? Nel frattempo, l'ho chiesto a Stefania Cerino e mi ha risposto così:





L’Equitazione paralimpica, da alcuni anni in carico alla FISE, in quanto Federazione Sportiva Paralimpica, ha vissuto lo scorso anno per l’Italia un momento da incorniciare, con le medaglie  conquistate ai WEG da Sara  Morganti, atleta toscana già da alcuni anni ai vertici delle classifiche internazionali che nel 2014 ha raccolto il meritato frutto di tanto lavoro, passione e sacrificio. Certamente Sara, e gli  altri componenti del Team Italia Paralimpico staranno già affinando le loro “armi” in vista di Rio 2016 e non si può che augurare  loro un cammino ancora carico di successo e prestigio.

Ma poi? Come in tutti gli sport, è lecito domandarsi, dietro il top, dopo le bellissime (e sudatissime) medaglie….??? Qui il discorso si fa un po’ più complesso, per una serie di motivi.

L’Equitazione Paralimpica che si ricorda, a livello FEI, riconosce unicamente il Paradressage e gli attacchi, relegando le altre discipline (salto ostacoli, volteggio integrato, para-reining, para-endurance) a livelli puramente “dimostrativi” e “sperimentali”, risente nel nostro paese della crisi generale e della crisi degli Sport Equestri in particolare. La difficoltà di reperire buoni cavalli adatti a questo sport, la necessità di raggiungere livelli tecnici elevati, ed i costi sempre “importanti” , non facilitano la creazione di una “base” che possa proseguire il brillante cammino degli atleti che fino ad ora sono stati ai vertici del Paradressage. 

Non è un caso che sia nel 2013 che nel 2014 gli atleti partecipati ai Campionati Italiani di Paradressage siano stati non più di 10. Ancora peggio il settore Attacchi, con solo due driver in attività, ed una partecipazione ai Campionati Italiani di Attacchi Paralimpici, di uno solo dei due, Giulio Tronca, che comunque gareggia  abitualmente  ( e brillantemente) in competizioni per normodotati e caparbiamente continua il suo percorso sportivo, tanto da essere  in possesso della patente di I° grado attacchi.


Si avvicinano (pare) le elezioni per il rinnovo delle cariche federali, e auspichiamo che i candidati presentino programmi interessanti anche per il settore paralimpico.  Certamente si tratta e si tratterà sempre di un settore di “nicchia”,che però, oltre a portare brillanti risultati, può offrire opportunità di avvicinarsi allo sport ed all’agonismo a moltissime persone disabili. E se lo sport, oltre che medaglie e risultati, è anche un mezzo – come pochi - di integrazione ed inclusione sociale, quale migliore “biglietto da visita” per una nuova Federazione che valorizzare, ampliare e divulgare tutto il settore paraequestre?

Stefania Cerino        
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