2014, La Riabilitazione Equestre allarga il campo di Applicazione: La Sindrome di Rett, by Stefania Cerino
Nella pratica medica ci sono patologie con cui ci si confronta quotidianamente, patologie più rare a venire alla nostra attenzione, e poi ci sono quelle “difficili” da comunicare ai pazienti ed ai familiari, perché suonano come una sorta di “condanna” e si sa di dare dolore e preoccupazioni ai genitori, quando si tratta di bambini piccoli.
Nella pratica medica ci sono patologie con cui ci si confronta quotidianamente, patologie più rare a venire alla nostra attenzione, e poi ci sono quelle “difficili” da comunicare ai pazienti ed ai familiari, perché suonano come una sorta di “condanna” e si sa di dare dolore e preoccupazioni ai genitori, quando si tratta di bambini piccoli.
La Sindrome di Rett è una di queste malattie. Fa
parte dei Disturbi Pervasivi dello sviluppo, ma ha una causa geneticamente
determinata. Ne sono colpite le bambine che, dopo una prima fase di sviluppo
normale, intorno a 4-5 anni cominciano a perdere tutte le abilità e conoscenze
acquisite e “tornano indietro”, presentando difficoltà motorie specie alle
mani, che non riescono più ad essere utilizzate nei modi corretti, compaiono
stereotipie (le piccole si torcono le mani, le mordono, le strizzano). La
crescita presenta ritardo, si possono avere crisi epilettiche, le bambine si
isolano dall’ambiente esterno, ed anche i rapporti a scuola, con le compagne, vengono
praticamente interrotti. Ovviamente per un genitore è un dramma, anche perché
non esistono cure efficaci, se non la riabilitazione neuro-psico-motoria per
arginare e contenere la sintomatologia.
E’ così che
durante questo doloroso percorso i
genitori di Fabiana (nome di fantasia), pensano che forse anche l’ippoterapia
forse può fare qualcosa per la loro bimba.
I primi
momenti a cavallo non sono facili, anche se la bambina è comunque “presa”
dall’animale. Ma i movimenti ripetuti ed incontrollati delle mani, la scarsa
verbalizzazione, la conseguente difficoltà di comunicazione con gli operatori,
rendono la strada tutta in salita. Ma Fabiana è capitata bene. Gli operatori
che si prendono cura di lei ce la mettono tutta, e fanno una scommessa con sé
stessi ed i genitori: farle usare le mani a cavallo per prendere le redini.
I genitori
della bambina sorridono di questo “sogno”, sanno che il problema “mani” è uno
dei punti più critici della malattia e le possibilità di “aggredire” davvero
questo sintomo sono davvero poche. Però, poiché sognare non costa nulla, anzi,
in certe situazioni aiuta, non si oppongono
alla proposta: per male che possa andare non cambierà nulla!
E così Fabiana inizia il suo percorso di Ippoterapia, ma le mani..le mani sembrano vivere di vita propria, vanno da un’altra parte, sembra impossibile che possano, non dico stringere, ma almeno toccare le redini! Ma, nella Riabilitazione Equestre, come molti operatori ben sanno, anche la creatività gioca una parte importante. Ed ecco che detto e fatto si inventano, apposta per Fabiana, due “maniglie” fornite di adesivo da agganciare alle redini a cui cercare di “ancorare” le mani delle bimba che, a sua volta, indossava guanti anch’essi forniti di robusto adesivo. All’inizio ci si sentiva quasi in colpa, a “forzare” così la posizione della mani, ma, con la speranza di contrastare la stereotipia, si è andati avanti. E pian piano(molto piano) le mani di Fabiana hanno iniziato a rilassarsi, a rimanere attaccate a quelle strane maniglie a loro volta attaccate alle redini, con le maniglie una volta riusciva a tirare una redine, una volta l’altra, e il cavallo girava o si fermava, insomma era, a suo modo, “agli ordini”.
Sono ormai
passati alcuni anni da quel periodo, Fabiana è cresciuta, va a scuola, esce con
le amiche…e continua a montare a cavallo. Delle “maniglie” non ha più bisogno:
prende le redini, e, con il suo cavallo abituale, è riuscita a raggiungere un
buon grado di conduzione autonoma. Soprattutto, si diverte, è felice ed i suoi
genitori sono soddisfattissimi di lei e del risultato. Certo, quando smonta, i
problemi alle mani riprendono, l’uso che ne fa è sempre molto limitato: ma se
si è avverato quel primo sogno di riuscire a tenere le redini, perché non
pensare che domani potrà tenere anche la forchetta o un bicchiere? L’importante
è crederci e lavorarci, ed utilizzare, oltre alla professionalità, anche tutte
le altre opportunità che possono sembrarci adatte.
Stefania
Cerino
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