lunedì 20 aprile 2009

2009, Finale FEI World Cup Salto Ostacoli a Las Vegas, mie impressioni. Ho Visto in TV.


Proviamo a fare un riassunto di questa finale che ha riservato tante emozioni negli spettatori. Dopo essere stato giornate a litigare con antennisti analogici, digitali e satellitari, sono riuscito a vedere questa da me tanto attesa finale. Ci tenevo perché quello che vedi in queste gare, difficilmente lo vedi altrove: diamine, sono i nostri campioni! Da anni cerco di vedere sempre la finale e ci sono riuscito poche volte, Di solito vedevo solo le sintesi, stavolta, credo di non aver perso un solo binomio: finalmente! L’Arena di Las Vegas è un po’ particolare, sicuramente piccola e stretta lo sapevo, ma non avevo ancora idea di quanto. Quando ho visto la gara di Dressage Freestyle, allora ho capito! Pensate che il Rettangolo di Dressage occupa tutta la lunghezza dell’arena, per cui penso a 60 mt di lunghezza. Per quanto riguarda la larghezza, l’arena non è proprio un ovale, diciamo che lo è, però le due estremità è come se le avessero strette, inserendo quattro spigoli all’interno dell’ovale. In altre parole, i quattro angoli del Rettangolo di Dressage toccavano le tribune! Lateralmente al rettangolo, vi erano pochi metri dalle tribune centrali, facciamo cinque mt per lato? Riepiloghiamo, se un Rettangolo di dressage è largo 20 mt, il campo gara sarà stato un ovale di 60 mt x …(dai 20 ai 30 mt)? Bene, in questo spazio 20 x 60, metteteci barriere, pilieri e piante. Siete sicuri che sia rimasto altro spazio per muoversi e magari galoppare e saltare? Torniamo a Las Vegas, in quell’ovale grande assai, Anthony D’Ambrosio, Chef de Piste, lontanamente parente di qualche italiano emigrante, con la consulenza di Leopoldo Palacios, lo Chef de Piste delle ultime Olimpiadi, ha piazzato per tre giorni, percorsi da 12 ostacoli, di cui 1 gabbia ed 1 doppia gabbia, per cui 15 salti complessivi: a qualcuno è rimasto un po’ di fiato? Non vi sto a descrivere i percorsi, perché ormai me li sono pure dimenticati, ma se per caso vi è rimasto un po’ di fiato, ricordatevi che quei salti ’o chiù vasc’ (il più basso) era 150 cm! Quelli che garicchiano come me: il primo giorno: l’emozione, il cavallo un po’ distratto (chi più ne ha, ne metta); il secondo giorno migliorillo (un risultato un po’… migliore) ed il terzo giorno, se ti sei ricordato di dare gli integratori salini, è capace che fai netto. Qui no, è diverso. I giorno, tabella C: Categoria tipo “Cavà … abbia a fuì, a sì nò so mazzate …” (cavallo corri altrimenti lavoro di frustino …) ed è l’unico giorno, almeno spero, che i cavalieri riconoscono un po’ di più i loro errori. Secondo giorno, a barrage (spareggio), o come dicono gli inglesi “Jump Off” (che non è proprio il fratello dell’elefantino Jambo). E già qua, per andare al barrage: chi s’è visto s’è visto e si salvi chi può! Traduzione: o lavori di grinta e cacci quello che devi cacciare (non diciamo oltre, i bambini, a quest’ora, stanno ancora davanti al computer …) o il cavallo ti ringrazia e torni a casa. Al barrage, di solito, si saltano circa 6-7 ostacoli per 7-8 salti. Terzo giorno, i qualificati, io direi piuttosto “i superstiti”, in particolare gli ultimi, con tanto di bocchettoni dell’ossigeno prima e dopo la gara, devono compiere due giri da dodici ostacoli per 15 salti. Non ho mai capito perché, ogni anno, quando serve, il sindacato dei cavalli va sempre in ferie lo stesso periodo! Traduzione, per vincere una finale di tale importanza, un cavallo, in gara, deve saltare 15 salti il primo giorno, 15 salti + 8 salti al barrage il secondo giorno e 15 + (facciamo uno sconto và) 12 salti il terzo giorno, totale 65 salti e tutti intorno ai 155 cm di altezza. E senza contare campo prova. E in tutto questo, fare meno errori degli altri. Sentite a me: voi potete volere tutto quello che volete, se non lo vuole il cavallo … Dicevo prima della prestazione di un “normo” cavallo per tre giorni di un normale concorso. Volevo aggiungere, i cavalli che non vogliono fare errore agli ostacoli, quando vanno in difficoltà perché magari la distanza dal salto non è proprio un granché …, allora cominci a vedere che fanno delle cose strane, per esempio, saltando, scavalcano gli ostacoli con movimenti da equilibrista: a volte, si dice che “svirgolano” con le gambe (noi del ramo non siamo abituati a dire zampe!), cioè le gambe fanno movimenti rotatori da assomigliare alle virgole. Questo vuol dire che i cavalli “svirgolatori” avrebbero la forza di saltare ancora più alto se condotti al salto in modo migliore. Di fronte ad Oxer alti 150 cm e larghi almeno altrettanto, magari come secondo o terzo elemento di gabbia: ma che vuoi svirgolare? Allora vedi che quelle gambe, vuoi per agilità, vuoi per necessità di sopravvivenza a quella quota, soprattutto per rapidità, assomigliano a sguscianti colpi di karatè, quei ferri sotto gli zoccoli lanciano riflessi di luce come le lame affilate delle mollette serramanico! Non è una normo gara di FEI World Cup, una finale è una finale! Finalmente capisci che il cap è il vecchio elmetto di guerra del 15-18 lasciatoci dal bisnonno! Non so se sono riuscito a darvi un’idea dell’aria che si respirava in finale: io, ad ogni salto, saltavo con loro con la paura di ricadere con le natiche sullo spigolo appuntito della sedia! La partecipazione era tanta che mi sembrava una vigliaccata andarmi a sedere su una comoda poltrona. Andiamo dai nostri beniamini che è meglio! Edwina Alexander ha azzeccato in pieno il mio pronostico: il podio l’ha visto da lontano. Michael Whitaker se l’è presa con il calzolaio e con Anthony D’Ambrosio: l’ultimo ostacolo di un percorso fin lì netto, aveva il piliere con una specie di nuvola in cima e la scritta “Benvenuti a Las Vegas”. Il problema era che questa nuvola sporgeva all’interno della luce del salto e lui, Whitaker, ha urtato la nuvola con lo stivale, facendo cadere l’ostacolo. Secondo voi la colpa era del calzolaio o del Direttore di Campo? Ludger Beerbaum ha provato di tutto per smentire i miei pronostici, ma alla fine è arrivato sesto, per cui ho indovinato o no? Markus Ehning non ha gareggiato con Sandro Boy, binomio campione del 2007 mi pare, ed è arrivato dopo di Ludger, nonostante il cavallo sempre flesso, che non alzava mai la testa, ecc. Markus ha un bello stile a cavallo, per esempio, quando salta i verticali, sembra che non si alza dalla sella e, se per sbaglio si alza mentre salta un oxer, subito si risiede: sembra sempre che salta crocette! A proposito della stanchezza dei cavalli, un cavallo di un cavaliere americano, si chiama Flexible, cioè flessibile, che può essere un complimento per un saltatore. Ora è più corretto dire si “chiamava” perché, a furia di saltare, il terzo giorno era diventato “inflessibile”. Da chissà quanto tempo non vedevo Rodrigo Pessoa! La frase “Cavà abbia a fuì …” mi è venuta in mente guardandolo per come aveva reso (adesso ci vuole) flessibile il suo nuovo cavallo Rufus, quest’ultimo non ha detto un “nitrito” per tutta la durata del percorso, completamente plasmato e sottomesso alla guida del fenomenale cavaliere: troppo tardi perché rimontino posizioni in classifica. A proposito di classifica, diciamo che era divisa in tre tronconi, quello degli esseri umani, cioè non dotati di potere “sopraelevatorio” davanti ai salti, per cui gli errori si pagavano. Il secondo gruppo, “speciali ma non troppo”, nel senso che la bravura non è tutto, ci vuole anche altro: il “superpotere” di volare! Nel terzo troncone ci sono entrati in pratica in quattro, di solito si giocano il titolo “a chi seccia di più”, traduzione “chi gufa di più l’altro”, traduzione “guardare con gli occhi secchi gli altri, così loro fanno errore ed io vinco”. Di questi quattro, solo Christina Liebherr ha fatto errore, passando dal terzo posto provvisorio al quarto definitivo, ma era contenta lo stesso. Avevo detto che Albert Zoer era da tenere d’occhio? Terzo posto assoluto, secondo degli europei ed io mi ero dimenticato degli americani. Nel post precedente avevo parlato di cacciatori e lepri, per farla breve assai e vuoi per il concetto del gufo di cui sopra, se chi sta al secondo posto provvisorio sta a bordo campo, come un cacciatore, per secciare/gufare o altro che dir si voglia, la lepre che entra per ultimo, alias primo in classifica provvisoria (dimenticavo di dirvi che si entra in ordine inverso di classifica), dicevo, la lepre che entra per ultimo, avete idea di quanta tensione ha in corpo? Vi devo dire che cos’è la paura di sbagliare? E’ quella cosa che alle Olimpiadi e non solo, quando sbagli perdi una medaglia, a volte vale più la pena di sbagliare per toglierti quella tensione di dosso, ma poi stai male una vita. Per favore, c’è un medico? Non mi va di gareggiare oggi! Il cacciatore era Mclain Ward, che era secondo in classifica perché il primo giorno era andato “appena appena” più piano di Meredith. Mclain rimpiangeva il distacco come un tarlo nel cervello. Negli stessi tre giorni, come lei, non aveva fatto un errore e nemmeno quel terzo giorno, né al primo giro, né al secondo giro, solo un po’ più piano. Meredith entra in campo con i colori della Germania a causa del matrimonio, ma è americana, di fronte ai suoi connazionali ed amici d’infanzia che non vedeva da anni: chissà quali emozioni c’erano dentro di Lei? Ma la paura di sbagliare? Non le è passata neanche per l’anticamera del cervello!
Roberto Bellotti

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