martedì 17 marzo 2015

2015, Cavallo & Disabilità: Dall’Improvvisazione alla Formazione, i tempi sono maturi? (by Stefania Cerino)

2015, Cavallo & Disabilità: Dall’Improvvisazione alla Formazione, i tempi sono maturi? (by Stefania Cerino)

Prendo a prestito dai social network il nome di un gruppo che mi sembra estremamente opportuno per far da cornice a questa riflessione. Nonostante gli alti livelli di competitività e spersonalizzazione, pure, nella nostra società c’è un numero vastissimo di persone ed organizzazioni che si dedicano agli “altri”, offrendo assistenza, conforto, condivisione, interventi specializzati . In effetti il mondo del Terzo settore è vastissimo ed è molto confortante vedere quanto sia articolato.
La disabilità – in senso generale – ne occupa un ampio spazio e tra le tante opportunità che vengono proposte ci sono anche le attività con gli animali ed in particolare con i cavalli. Ormai credo che tutti 


sappiano che i concetti di “cavallo” e “benessere” sono presenti in medicina fin dall’epoca greco-romana e si sono sempre più ampliati e specializzati, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra.
Chiunque avrà avuto modo di osservare anche empiricamente quello che avviene quando si stabilisce un legame tra una persona ed un cavallo, non avrà dubbi dell’efficacia di questo tipo di intervento. Però….c’è un però.., anzi ce ne sono diversi.  La valutazione di “efficacia” (evidence based) in medicina  è fondata su una  serie di elementi collegati tra loro : disponibilità di solide evidenze scientifiche; chiara definizione del problema clinico che deve informare la ricerca;  uso di strumenti statistici ed epidemiologici accurati e riconosciuti; possibilità di reale impiego nella pratica clinica quotidiana; valutazione costante ed attenta dei risultati.  Se cerchiamo di applicare questi parametri alle molte esperienze di “ippoterapia” (solo per usare uno dei termini più diffusi) vediamo che sono molti i nodi che vengono al pettine.
In genere come “indicazioni” all’”ippoterapia” si indicano condizioni di disabilità fisica, psichica, disagio 

sociale in genere: un coacervo quindi enorme di patologie  dove sembrerebbe che la sola presenza del cavallo sia risolutiva di tantissimi problemi. Certo, sarebbe bello….ma a onor del vero, non è così!
Evidenze scientifiche  (reali) sull’efficacia dell’”ippoterapia” al momento ce ne sono in numero interessante  (28 pubblicazioni) per quello che riguarda gli   esiti di Paralisi Cerebrali Infantili, che è poi è storicamente il campo di intervento della riabilitazione equestre. Negli ultimi anni si sono sviluppati anche numerosi studi relativamente ai Disturbi pervasivi dello sviluppo, ma, a fronte di tanti progetti pubblicizzati e descritti, le evidenze sono al momento davvero poche (14 lavori pubblicati su riviste indicizzate che tengono conto di TUTTI gli interventi con gli animali, quindi non solo cavalli) e comunque basate su studi con campioni numericamente non elevati.  Pochissimi i lavori che riguardano i pazienti psicotici e altre patologie neurologiche (soprattutto Sclerosi Multipla). Ecco, la letteratura scientifica si esaurisce qui.
Se digitiamo su Google “equitazione per disabili” si trovano  277.000 (!!) risultati, se si scrive “ippoterapia” se ne  hanno 178.000. Alla voce “formazione operatori equestri per disabili” troviamo 32.900 risultati.  Beh. I conti sembrerebbero proprio non tornare!
Chi sono e cosa fanno tutti questi operatori? Ma soprattutto con quale formazione? Ecco questa credo che sia la domanda di base che ogni utente o familiare debba porsi.  Perché le persone disponibili e di buona volontà sono tante, la voglia di “restituire” qualcosa a chi è più sfortunato di noi è encomiabile, ma non basta.  C’è bisogno di una formazione seria, approfondita, verificata e continuamente aggiornata. Un corso di avvicinamento può essere interessante, può aprire un panorama, ma poi le competenze vanno approfondite, l’esperienza affinata , le conoscenze rielaborate: un percorso formativo, qualunque sia l’argomento, non è 

mai né semplice, né breve: figurarsi se ci si trova a confrontarsi con un mondo difficile come quello della disabilità, dove ci sono “quote” di emozioni fortissime da tenere a bada, dove la comunicazione verbale e non  è sempre complessa e va gestita ed interpretata su diversi registri, dove c’è in gioco un animale con i suoi codici comportamentali , i problemi relazionali, di addestramento…
Abbiamo la fortuna di avere in Italia, unico paese occidentale, un Centro di referenza per gli Interventi con gli Animali che fa capo al Ministero della Salute: un riconoscimento  ed un punto di riferimento non da poco per tutti quanti operano in questo settore.  Il  Ministero della Salute  sta curando l’approvazione delle Linee 

Guida per gli IAA  che sicuramente saranno un punto focale discriminante per definire chi può fare cosa ed in che modo. L’Italia è in questo campo davvero all’avanguardia.

Gli utenti ed i loro familiari avranno in questo modo maggiori strumenti di tutela, ma soprattutto gli operatori dovranno fare un salto di qualità, e capire che non basta la buona volontà, la disponibilità o un sorriso per fare un intervento corretto. E’ necessaria una formazione vera e completa, specifica per ogni categoria professionale impegnata. Se non si capisce questo e non si opera tutti coesi verso questi risultati, si resterà sempre nell’ambito dell’empirico, del “guarda ha sorriso, che bello…” ed un’occasione di scientificità sarà andata ancora una volta persa. 

Stefania Cerino  
    
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