2015, L’Emotività e la Curiosità del Cavallo: I Suoi Apprendimenti delle cose nuove!
Qualche volta, è capitato anche a voi quel comportamento del
cavallo quasi incontrollabile e che vi ha fatto perdere di vista , almeno
temporaneamente, l’obiettivo della vostra giornata con lui? Per es. una
passeggiata in un posto nuovo oppure un particolare lavoro in piano? O
rifiutarsi di fare un ostacolo particolare, nemmeno troppo alto?
Quali sono i comportamenti più diffusi, in genere, nei
cavalli quando qualcosa non va?
Per es., anche ultimamente mi è capitato con la nuova puledra,
che quando sul sentiero tra la scuderia ed i campi, lei vede qualcosa di nuovo,
incomincia a tubarsi. E quali sono i suoi comportamenti che, ormai, già
comincio a prevedere? Diciamo anche che sono molto comuni ai cavalli che ho già
avuto prima di lei. È possibile che qualcuno di voi sta pensando che anche a
lui ed al suo cavallo succede la stessa cosa?
Una volta, a me è capitato che la puledra si è spaventata
per aver visto a circa 30 mt il trattore del maneggio. Questa fase dello
spavento si era manifestata per svariati minuti e l’ ha dimostrata con
l’immobilità.
Per cercare di scuoterla, avevo provato sia a muovere le
redini e l’imboccatura, sia darle gambe. Al che, (sarà successo anche a te?), è
cominciata quella che io chiamo la fase del capriccio! Ovvero:” Non voglio
andare né avanti, né indietro!”
Insomma, dopo un po’ di presunta lotta, in realtà dissenso,
con le redini e le gambe per conservare la direzione di dove stavamo andando (proprio
dalla parte del trattore appunto!), lei cominciò a cambiare atteggiamento.
Sembrava che pensasse “mi avvicino o non mi avvicino?” “ E se ‘sta roba mi fa
male?”, “ma si muove?”, ecc.
Nel mentre che sembrava che pensasse tutte quelle frasi che
vi ho appena accennato e similari, ha cominciato a distendere l’incollatura
verso il trattore. Subito dopo, cominciò anche un giochino di avvicinamento e
di sobbalzi laterali. Io, con una santa pazienza, la riportavo sempre vicino al
trattore. Qualcuno mi avrà anche incitato: “Ma dalle una frustata!” Può darsi
che è una buona strategia, certo, ma se non lo è? Nel senso che, a mio parere,
non puoi sapere se reagisce avanzando o retraendosi ancora di più, un po’ come
con i rifiuti davanti agli ostacoli: quante volte una frustata può aver risolto
o quante volte ha peggiorato una situazione?
Non lo so, forse quel giorno non avevo voglia di risolvere
con la forza. Forse fu questione solo di un paio di minuti, non saprei. Di
fatto, quella distensione dell’incollatura verso il “nemico”, mi ispirava ottimismo.
E così fu. La puledra, con la
distensione dell’incollatura, quasi cominciò ad annusare il nemico e più lo
annusava, più cominciava a giragli attorno. Addirittura, gli voleva dare un
morsetto, tipo come fanno i cavalli in libertà al paddock. Alla fine, trottai
attorno al trattore per due o tre giri e notai quanto si fosse tranquillizzata e
si lasciava lavorare con la bocca disponibile.
Cosa avevo intuito e cosa ho imparato?
Fateci caso, soprattutto quando andate in gara o andate a
vederle: è vero o no che, molti cavalieri mostrano i presunti ostacoli più
minacciosi, visivamente parlando, ai cavalli prima di attraversare la linea di
partenza? Avete notato che anche lì, c’è un momento di “restio” del cavallo ad
avvicinarsi all'ostacolo? Poi, dopo, in gara, cosa succede? Spesso, aver dato
al cavallo la possibilità di aver “conosciuto” quello che dev'essere
fronteggiato, gli ha dato maggiore sicurezza. Una volta era persino proibito! Forse
ora c’è maggiore tolleranza perché mente uno gareggia, il concorrente
successivo deve già stare in campo gara, libero di muoversi tra gli ostacoli.
Una volta seguivo un istruttore che, vedendo troppi cavalli
paurosi durante le sue lezioni con i principianti, decise di seminare
pneumatici usati e di quanto più curioso possibile dentro il campo di lavoro, come ostacoli e decorazioni. E la parola d'ordine era "Munnezza!" (immondizia!) Passammo intere settimane ad abituare i cavalli al nuovo. Anche con cose ulteriormente nuove, erano meno emotivi.
Grazie a questa
esperienza passata, decisi di non frustare la mia puledra.
Cosa penso di aver imparato? Con il senno di poi, credo di
aver imparato e di confermare quanto in più libri sui cavalli ho trovato
scritto e cioè che il cavallo divide la sua fase di apprendimento in due modi:
la Reazione Emotivo e l’Apprendimento Cognitivo.
Nei cavalli, la Reazione Emotivo è molto sviluppato
perché loro sono animali preda nell'equilibrio di Madre Natura. La loro
sopravvivenza, nell'arco di tutta la Storia, è sempre stata dovuta alla loro
capacità di fiutare il pericolo in tempo per scappare. La loro emotività è
stato il cardine principale della loro sopravvivenza rispetto alle tante razze
animali che si sono estinti nel tempo, vi trovate? Forse oggi non ne
avrebbero più motivo, ma perdere vizi ancestrali è sicuramente difficile!
L'immagine sottostante è un quadro di che raffigura un cavallo paralizzato dalla emotività (paura di un fulmine) di Gericault Jean-Louis-Andre-Theodore
Ma il cavallo poteva sopravvivere solo con l’emotività?
Probabilmente no, perché, altrimenti, non avrebbe potuto applicare nuove
strategie di sopravvivenza. A dimostrazione di un suo apprendimento cognitivo,
ci sono anche le esperienze quotidiane di imparare a bere dai beverini
automatici, scappare dai box, accettare di salire sui trailer e van, eccetera,
giusto? Che cos'è che lo spinge a fare cose nuove, se non la curiosità di andare a cercare cose utili e comode?
Cosa ho imparato ancora? Che più dedico al cavallo il tempo
di passare da una fase emotiva ad una fase cognitiva, più sono sicuro della sua
maturità e di una sua maggiore collaborazione in situazioni future. Aiutare il
cavallo scuderizzato a fare esperienze che gli stimolano la fase cognitiva è un
po’ come restituirlo ai suoi processi naturali di apprendimento, per lui un ritorno alla
normalità.Non credete anche voi?
Equifare: Fare Equitazione by Roberto Bellotti is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
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