2014, La prima volta a cavallo del piccolo Andrea, ma poi? (postato da Bruno Delgado)
La prima volta che varcò la porta della segreteria del circolo ippico fu un sabato mattina di un caldo settembre, una manina aggrappata alla giacca della mamma mentre l'altra stringeva uno di quei mostri di plastica tanto pubblicizzati dalla televisione in quegli anni. Riccioluto, occhi vispi e interessati ad osservare tutto quanto era presente ed avveniva in quel locale. Il sogno di andare a cavallo, chiesto ai genitori come regalo dei 6 anni compiuti, Andrea lo stava realizzando quel giorno davanti a quella scrivania.
La prima volta che varcò la porta della segreteria del circolo ippico fu un sabato mattina di un caldo settembre, una manina aggrappata alla giacca della mamma mentre l'altra stringeva uno di quei mostri di plastica tanto pubblicizzati dalla televisione in quegli anni. Riccioluto, occhi vispi e interessati ad osservare tutto quanto era presente ed avveniva in quel locale. Il sogno di andare a cavallo, chiesto ai genitori come regalo dei 6 anni compiuti, Andrea lo stava realizzando quel giorno davanti a quella scrivania.
Fu felicità fatta persona quando
l'istruttrice gli fece indossare il cap per la prova e lo accompagnò al box
dove c'era Honey il pony che poco dopo, docilmente, lo avrebbe guidato nei suoi
primi lenti giri di campo.
Trascorsero da quel giorno diversi anni, Andrea
entrava ormai da solo in segreteria, quasi sempre in ritardo per la lezione e
puntualmente chiedendo aiuto per il frustino o il cap dimenticato a casa. Honey
era stao venduto ed altri pony erano giunti in scuderia ma il giorno che trovò
quel box vuoto quante lacrime scesero su quel volto.
Un dispiacere che si
trasformò in sincero dolore anni dopo quando la mamma comunicò la decisione che
gli avrebbe fatto cambiare attività sportiva. Andrea fu soltanto il primo di una lunga serie di ragazzi che
nei decenni abbiamo visto abbandonare la pratica equestre nonostante avessero
manifestato predisposizione, passione e amore per il cavallo. Perchè scappare?
Cosa ha fatto la Federazione per trattenerli e premiare quelli meritevoli?
Quali colpe riconducibili ai centri ippici?. Domande alle quali tentare di
fornire risposte con la speranza di offrire spunti di riflessione a chi quelle
stesse domande si è posto ma non ha saputo o voluto proporre soluzioni. Perchè
un genitore deve allontanare il figlio dall'equitazione se si rende conto che
quella attività sportiva viene svolta con immenso piacere? la risposta, nella
maggioranza dei casi, quando si rende conto che i costi della pratica sono
diventati insostenibili per il proprio budget familiare.
Perchè quel lievitare?
Accade in maniera quasi ineluttabile che alle iniziali sostenibili 4 o 8
lezioni mensili quel portafoglio si vada ad alleggerire per i costi delle
ripetute "domeniche con il pony", della partecipazione ai
"sociali", ai primi concorsi regionali accompagnati dal fardello
delle quote d' iscrizione, fitto box, quote pony, istruttore e groom al seguito
.
Tutto questo se poi non si aggiunge viaggio, albergo e cene. Anche se
sopravvissuto a mesi di esborsi continui arriva al già salassato genitore la
"mazzata" data spesso dallo stesso istruttore della necessità
dell'acquisto di un pony. Inevitabile giunge a quel punto la fuga magari verso
il più economico tennis accompagnato dal disperato pianto del pur promettente
atleta. La sequenza di quanto descritto si ripete da decenni ed è ben nota a
tutti.
Logico pertanto chiedersi cosa abbia fatto negli anni la Federazione per
arginare tale fuga? Cosa i centri ippici per evitare quei forzati addii? Non ci sembra molto
considerato che la Federazione da un
lato si vanta di aver ampliato i numeri sorvolando di averlo fatto scippando ed
inglobando attività sportive fino a quel momento osservate con la classica
spocchia.
I centri ippici dal canto loro hanno cercato di sopperire alla fuga
rifugiandosi nell'ampliata attività sociale mostratasi tra l'altro molto più
redditizia delle sempre più onerose organizzazioni di concorsi Quindi speranze
future uguali a zero? In realtà, con una buona dose di volontà, si potrebbe da
parte della Federazione rivedere alcune regole che disciplinano l'attività
sportiva dei ragazzi limitandone lo svolgimento fino ad una determinata età
all'ambito regionale di appartenenza Una
pratica sportiva che gli allievi dovrebbero svolgere esclusivamente con i pony
disponibili presso il centro ippico aiutato nell'acquisto dalla stessa Federazione quando impossibilitato
economicamente a provvedere direttamente. Una Federazione che operasse in maniera
accorta indirizzando le sue risorse economiche principalmente verso la base
potrebbe sicuramente guardare con maggior fiducia al futuro: crisi o non crisi
presente. .
Bruno Delgado
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