mercoledì 12 febbraio 2014

2014, Il Mondo ParaEquestre: Idee per la nuova FISE e la FIASE (postato da Stefania Cerino)

2014, Il Mondo ParaEquestre: Idee per la nuova FISE e la FIASE (postato da Stefania Cerino)
Da sempre lo sport ha apprezzato i talenti degli atleti che pur con handicap psicomotori, non esitano a cimentarsi  in competizioni, confronti, campionati senza remore né timori. Dal canto suo, il variegato mondo della disabilità e del disagio sociale ha compreso da tempo il valore dello sport, sia come agonismo, che come benessere per le persone con esigenze particolari.


Riferendo tutto ciò all’ambito equestre, si sono sviluppati i due grandi filoni della Riabilitazione Equestre e dell’Equitazione paralimpica. Il primo, con attività ed interventi, di tipo sia ludico-educativo che sanitario, rivolto ad utenti con particolari necessità nella sfera psico-fisica, il secondo riservato  unicamente agli atleti con deficit neuromotori e con due discipline riconosciute a livello ufficiale dalla FEI: il paradressage (disciplina olimpica) e gli attacchi (disciplina FEI).

E’ chiaro che si parla di un settore di nicchia, con numeri piccoli e tante difficoltà organizzative. La Riabilitazione Equestre, senz’altro più diffusa, paga però ancora oggi lo scotto dell’assenza di un quadro normativo di riferimento a livello nazionale e molto spesso è gestita come un’attività “a metà” tra intervento terapeutico e “sportivo” tout court. Questo è dovuto, e spiace dirlo, anche alla grande disinformazione presente tra gli stessi addetti ai lavori che a volte confondono e sovrappongono programmi riabilitativi e sportivi, magari anche in buona fede, spinti dall’ansia del “fare” comunque qualcosa.

L’Equitazione paralimpica è stata fino al 2008 gestita dal Comitato Italiano Paralimpico, che rappresenta l’Ente equivalente al CONI per gli Sport Equestri e che è quello che sostiene anche economicamente le diverse federazioni sportive paralimpiche. Giusto per dare un parametro di riferimento, il contributo CIP agli sport equestri è stato negli ultimi anni variabile tra i 100.000 ed i 120.000 €. Questo sostegno economico, che le singole federazioni possono poi integrare, dovrebbe servire a sostenere le discipline FEI, i Campionati Nazionali, ed i Campionati Europei e Mondiali, mentre per la Paralimpiadi gli ulteriori oneri sono sempre a carico CIP. Ma dovrebbe anche servire a sviluppare tutto il discorso della promozione, dello sviluppo della base, dello studio delle discipline sperimentali (lo scorso anno negli Stati Uniti si è tenuto il primo Campionato Nazionale di Para-reining!), della formazione ed aggiornamento dei Tecnici, dei Giudici, dei Classificatori.

A differenza di altre nazioni che fanno di queste attività un fiore all’occhiello (la Riding for Disabled Association inglese ha come Presidente S.A.R, la Principessa Anna d’Inghilterra, l’associazione tedesca cui fanno capo i guidatori di attacchi paralimpici si sostiene anche con progetti di crow-funding e grazie a questi   i suoi atleti  riescono a partecipare ai campionati mondiali, negli Stati Uniti è stato approntato un programma sportivo equestre dedicato ai reduci di guerra, che ha avuto un enorme successo, anche mediatico), l’Italia, almeno nelle discipline equestri, è un po’ sottotono, pur avendo la squadra di paradressage al secondo posto del Ranking internazionale FEI ed amazzoni del calibro di Sara Morganti, plurivincitrice di medaglie ai Campionati Europei. Però , come accade anche in altri settori, dopo il vertice….il diluvio!

Sarebbe veramente importante che i dirigenti sportivi cogliessero la grande opportunità che le attività paraequestri – agonistiche o meno- possono offrire. Prima di ogni altra cosa lo sport è un grandissimo mezzo di integrazione sociale, di educazione e prevenzione dai comportamenti violenti, di recupero di fasce disagiate (vedi donne bambini vittime di abusi), di sostegno ad altre attività riabilitative (vedi tutto il settore psichiatrico e dei disturbi neuromotori in genere), è un’opportunità per approfondire gli studi e le ricerche sulla relazione uomo animale e sul comportamento e temperamento dei cavalli (e degli asini, non va dimenticato!) impiegati come “mediatori” terapeutici; è un settore dove la formazione va qualificata dal punto di vista tecnico e le metodiche di intervento vanno standardizzate, dove c’è spazio per la collaborazione con istituzioni pubbliche e private, con la scuola, con il Sistema Sanitario Nazionale, con le Università….e si potrebbe continuare ancora a lungo.

Un mondo quindi complesso e pieno di sfumature, di soddisfazioni e frustrazioni, di possibilità ed occasioni, ma soprattutto un mondo che  consente di tendere una mano al disagio non in modo paternalistico ed acritico, ma facendo sì che le persone più sfortunate si possano confrontare con sé stessi, con gli altri, con la vita da pari a pari, dove l’handicap è certamente presente, ma non determinante e condizionante per la propria esistenza.

In quest’ottica si ritiene che  ampliare l’ orizzonte del mondo paraequestre, anche in sinergia anche con altri settori dell’equitazione, non possa che portare a tutti benefici in senso fisico, morale, oltre che  creare interesse e ritorno in termini di visibilità mediatica e capacità di attrazione per gli sponsor, a beneficio degli atleti e delle loro famiglie che qui – più ancora che nelle altre discipline equestri! – affrontano davvero sacrifici economici enormi anche solo per permettere ad un figlio di partecipare ad una categoria dove magari è l’unico partente.

Stefania Cerino       
Equifare: Fare Equitazione by Roberto Bellotti is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.

Ti piace Equifare? Clicca anche tu "Mi piace"

Nessun commento:

Posta un commento

Ti potrebbe interessare anche

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Condividi Ora con i tuoi Amici