2014, F.I.S.E. - No, Caro Commissario No, Cosi’ Non Va. Occorre Chiarezza. (by Bruno Delgado)
Civitella Alfedena era negli anni ’60 un tranquillo paese montano del Parco d’Abruzzo abitato da poche anime ancora non scoperto dal turismo d’elite. Ci arrivai con l’auto guidata da un comprensivo familiare nella giornata di ferragosto per un breve saluto alla mia fidanzatina dell’epoca che vi campeggiava con il gruppo scout. La chiesetta, dove si stava per celebrare la Santa Messa, era così piccola da non riuscire a contenere nemmeno i suoi abituali fedeli per cui mentre “lupetti” e “capi” si disposero a semicerchio fuori l’ingresso ai “due forestieri” furono lasciate libere le due migliori sedie di paglia che con un attimo di stupore andai ad occupare con il mio familiare.
Civitella Alfedena era negli anni ’60 un tranquillo paese montano del Parco d’Abruzzo abitato da poche anime ancora non scoperto dal turismo d’elite. Ci arrivai con l’auto guidata da un comprensivo familiare nella giornata di ferragosto per un breve saluto alla mia fidanzatina dell’epoca che vi campeggiava con il gruppo scout. La chiesetta, dove si stava per celebrare la Santa Messa, era così piccola da non riuscire a contenere nemmeno i suoi abituali fedeli per cui mentre “lupetti” e “capi” si disposero a semicerchio fuori l’ingresso ai “due forestieri” furono lasciate libere le due migliori sedie di paglia che con un attimo di stupore andai ad occupare con il mio familiare.
La prima cosa che mi colpì ricordo
che fu scoprire l’accento del celebrante
non di quella regione (seppi dopo originario della Garfagnana) ma l’omelia
pronunciata a braccio senza uno straccio di foglio dopo il Vangelo fu a dir
poco stupefacente. Citazioni filosofiche alternate a latine, letterarie seguite
o precedute da storiche in una sintesi legata perfettamente alla lettura della
pagina del Vangelo da lasciare esterrefatti un’ innamorato liceale e un professore di lettere e filosofia
nelle funzioni di familiare accompagnatore. All’uscita fu naturale guardarsi in
viso e chiedersi cosa avessero mai compreso quei fedeli di quanto ascoltato.
Solo molti anni dopo ripensando a
quell’episodio di vita vissuta compresi che quel sacerdote non si era limitato
a fare il solito “predicozzo domenicale” ma aveva fatto “cultura”. Aveva
portato su quel cucuzzolo di montagna molto più della parola di Cristo offrendo
a quei fedeli raccolti in quella Chiesetta briciole di sapere utili per meglio
aprirsi alla vita. Il conoscere, l’uscire dal buio del non sapere, dell’agire
perché così ci è stato detto di fare, di quell’essere pecorelle ubbidienti e
basta, di attendere fin quando non sia detto di muoversi, capire, ecco sì insomma,
capire.
Si riesce ad Immaginare cosa
sarebbe accaduto se nessuno avesse risposto “No, così non va” a quel cambio di
regolamento annunciato dall’attuale Commissario F.I.S.E.? Si riesce ad immaginare la sorpresa di
trovarsi un crescente numero d’iscritti che inaspettatamente alzano la voce e
gridano “Basta!”?
Quel Sacerdote in quella
Chiesetta voleva svegliare con sprazzi di cultura anime mantenute dormienti da
un Potere al quale faceva gioco che viceversa continuasse a conoscere solo la
paura del Peccato. Qualcuno, anzi più di qualcuno, ha cercato di bloccare l’onda
crescente di protesta, abbaiando e digrignando i denti fino a mettere firme su
carta bollata. Tutto perfettamente inutile.
Come le poche anime di quella
Chiesetta una moltitudine crescente di amatori dell’equitazione italiana è stata
avvolta da una ventata liberatoria. Dopo aver toccato il fondo, per colpe
chiaramente non sue, il popolo equestre ha inteso riappropriarsi del suo sport
pur scoprendone gambe incancrenite e da amputare, ma fermamente intenzionato
anche camminando poi su una sedia a rotelle di dargli una nuova speranza di
vita..
Ecco da dove nasce la richiesta
all’attuale Commissario di tirare presto le somme del debito seppur ripartito tra quanti l’hanno procurato
e portare tutto il dossier all’attenzione del Presidente del C.O.N.I.
Il popolo
equestre italiano ha diritto di eleggere quanto prima il suo Presidente e avere
un Consiglio Direttivo che badi a modificare quelle regole richieste dai suoi
tesserati Ritenere di poter continuare a mantenere nel buio della conoscenza
gli iscritti alla F.I.S.E. ignorando la loro volontà di riappropriarsi del loro
sport va ritenuto ingiusto oltre che impossibile. Questa la ragione del pressante invito al
Commissario di completare in tempi rapidissimi il suo lavoro perché L’equitazione
italiana il suo “Big Ben ha detto stop” l’ha pronunciato.
Bruno Delgado
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Bruno Delgado, sei talmente bravo da lasciarmi basita. Sensibilità, arte, coscienza, altro che cavallari...qui c'è il sentimento e la grinta di una persona che ama veramente il suo sport.
RispondiEliminaChe piacere leggerti! Grazie