giovedì 27 febbraio 2014

2014, F.I.S.E. - No, Caro Commissario No, Cosi’ Non Va. Occorre Chiarezza. (by Bruno Delgado)

2014, F.I.S.E. - No, Caro Commissario No, Cosi’ Non Va. Occorre Chiarezza. (by Bruno Delgado)
  Civitella Alfedena era negli anni ’60 un tranquillo paese montano del Parco d’Abruzzo abitato da poche anime ancora non scoperto dal turismo d’elite. Ci arrivai con l’auto guidata da un comprensivo familiare nella giornata di ferragosto per un breve saluto alla mia fidanzatina dell’epoca che vi campeggiava con il gruppo scout. La chiesetta, dove si stava per celebrare la Santa Messa, era così piccola da non riuscire a contenere nemmeno i suoi abituali fedeli per cui mentre “lupetti” e “capi” si disposero a semicerchio fuori l’ingresso ai “due forestieri” furono lasciate libere le due migliori sedie di paglia che con un attimo di stupore andai ad occupare con il mio familiare.



La prima cosa che mi colpì ricordo che fu scoprire  l’accento del celebrante non di quella regione (seppi dopo originario della Garfagnana) ma l’omelia pronunciata a braccio senza uno straccio di foglio dopo il Vangelo fu a dir poco stupefacente. Citazioni filosofiche alternate a latine, letterarie seguite o precedute da storiche in una sintesi legata perfettamente alla lettura della pagina del Vangelo da lasciare esterrefatti un’ innamorato  liceale e un professore di lettere e filosofia nelle funzioni di familiare accompagnatore. All’uscita fu naturale guardarsi in viso e chiedersi cosa avessero mai compreso quei fedeli di quanto ascoltato.


Solo molti anni dopo ripensando a quell’episodio di vita vissuta compresi che quel sacerdote non si era limitato a fare il solito “predicozzo domenicale” ma aveva fatto “cultura”. Aveva portato su quel cucuzzolo di montagna molto più della parola di Cristo offrendo a quei fedeli raccolti in quella Chiesetta briciole di sapere utili per meglio aprirsi alla vita. Il conoscere, l’uscire dal buio del non sapere, dell’agire perché così ci è stato detto di fare, di quell’essere pecorelle ubbidienti e basta, di attendere fin quando non sia detto di muoversi, capire, ecco sì insomma, capire.


Si riesce ad Immaginare cosa sarebbe accaduto se nessuno avesse risposto “No, così non va” a quel cambio di regolamento annunciato dall’attuale Commissario F.I.S.E.?  Si riesce ad immaginare la sorpresa di trovarsi un crescente numero d’iscritti che inaspettatamente alzano la voce e gridano “Basta!”?

Quel Sacerdote in quella Chiesetta voleva svegliare con sprazzi di cultura anime mantenute dormienti da un Potere al quale faceva gioco che viceversa continuasse a conoscere solo la paura del Peccato. Qualcuno, anzi più di qualcuno, ha cercato di bloccare l’onda crescente di protesta, abbaiando e digrignando i denti fino a mettere firme su carta bollata. Tutto perfettamente inutile.



Come le poche anime di quella Chiesetta una moltitudine crescente di amatori dell’equitazione italiana è stata avvolta da una ventata liberatoria. Dopo aver toccato il fondo, per colpe chiaramente non sue, il popolo equestre ha inteso riappropriarsi del suo sport pur scoprendone gambe incancrenite e da amputare, ma fermamente intenzionato anche camminando poi su una sedia a rotelle di dargli una nuova speranza di vita..
Ecco da dove nasce la richiesta all’attuale Commissario di tirare presto le somme del debito  seppur ripartito tra quanti l’hanno procurato e portare tutto il dossier all’attenzione del Presidente del C.O.N.I. 


Il popolo equestre italiano ha diritto di eleggere quanto prima il suo Presidente e avere un Consiglio Direttivo che badi a modificare quelle regole richieste dai suoi tesserati Ritenere di poter continuare a mantenere nel buio della conoscenza gli iscritti alla F.I.S.E. ignorando la loro volontà di riappropriarsi del loro sport va ritenuto ingiusto oltre che impossibile.  Questa la ragione del pressante invito al Commissario di completare in tempi rapidissimi il suo lavoro perché L’equitazione italiana il suo “Big Ben ha detto stop” l’ha pronunciato.


Bruno  Delgado

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1 commento:

  1. Bruno Delgado, sei talmente bravo da lasciarmi basita. Sensibilità, arte, coscienza, altro che cavallari...qui c'è il sentimento e la grinta di una persona che ama veramente il suo sport.
    Che piacere leggerti! Grazie

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